Viterbo:Storia della pergamena del conclave

Spostare dal Museo Civico prima al Palazzo dei Priori poi una parte di storia importante del libero Comune di Viterbo per riportarlo al Palazzo Papale che è un Museo privato, non ha molto senso. Perchè quel Conclave elesse un Papa su pressione dei cittadini viterbesi e non per il Clero che perdeva e prendeva tempo con Cardinali pressati da tutte le superpotenze europee del tempo
L’invenzione della parola Conclave (Clausi cum clave) nasce a Viterbo grazie ai viterbesi, è simbolo della loro determinazione e del loro coraggio contro la Chiesa ai tempi potente, capricciosa ed esterofila, quindi sarebbe dovuto rimanere in Comune come simbolo dell’autonomia e della forza dei viterbesi già in pieno Medioevo. La pergamena è rimasta nelle mani del Comune e dei viterbesi per 750 anni come simbolo di forza ed orgoglio, oggi in cinque nanosecondi viene ricollocata in un luogo forse storicamente consono ma non a livello simbolico
Onestamente non capisco questa decisione con la quale mi trovo fortemente in disaccordo, un disaccordo soprattutto storico, che ” toglie” e non dona alla città, sono deluso da questa decisione, cedere la Pergamena significa simbolicamente cedere le proprie basi storiche di libero Comune
La Tuscia per me e per tanti che la pensano come me è un grande scrigno stracolmo di tesori archeologici, naturalistici, storico-artistici, paesaggistici. Un’immensa ricchezza in massima parte sconosciuta anche agli amministratori locali ( questo è il caso della pergamena del Conclave) e ai residenti. Non c’è, quindi, consapevolezza di quale straordinario patrimonio la storia abbia messo nelle nostre mani.
Né di conseguenza c’è consapevolezza delle responsabilità che un patrimonio del genere comporta in termini di conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future, né i danni storici che può arrecare una ricollocazione ingiustificata di un bene comune storico di questa importanza
Si pone dunque una questione: è giusto impegnarsi in una campagna di sensibilizzazione, per far comprendere che tipo di tesori siano custoditi in questo territorio e cosa gli stessi rappresentino simbolicamente per le popolazioni locali o è meglio abdicare e trasferire la nostra storia in un luogo in cui i nostri antenati non l’avrebbero mai riportato proprio al fine di preservare e tramandare la loro vera storia ?
Vorrei ricordare all’Assessore alla Bellezza che è di Ferrara, che mentre i suoi antenati fornivano i dieci falconetti ai Lanzichenecchi per essere usati contro l’unico italiano che ebbe il coraggio di affrontarli a Governolo ed un colpo di falconetto sparato dagli Imperiali ferì a morte Giovanni dalle Bande Nere (Ludovico di Giovanni de’ Medici) morto a 28 anni nel tentativo di fermare questo esercito deciso ad andare a Roma e devastare la capitale della cristianità
A questo proposito Guicciardini scrisse: “ Giovanni de’ Medici co’ cavalli leggieri; e accostatosi più arditamente perché non sapeva avessimo avute artiglierie avendo essi dato fuoco a uno de’ falconetti, il secondo tiro roppe la gamba alquanto sopra al ginocchio a Giovanni de’ Medici; del quale colpo, essendo stato portato a Mantova, morì pochi dì poi” e mentre accadeva ciò tre nostri Condottieri di Ventura tra cui Pirro Baglioni da Sipicciano, Ottaviano Spiriti da Viterbo e Marzio Colonna da Palestrina con soli 300 uomini bloccarono i Lanzichenecchi sul Tevere e gli impedirono di transitare per la Tuscia , 300 contro 20.000
A Viterbo ed in questa provincia sono state scritte pagine importanti della storia italiana, dagli Etruschi al Rinascimento la nostra è stata una storia esaltante di cui tutti noi andiamo fieri, poi arrivò l’Inquisizione e con essa la morte e la distruzione. I più perseguitati furono gli appartenenti all’Ecclesia Viterbiensis il Movimento degli Spirituali nato proprio a Viterbo per portare libertà nella Chiesa, tutti gli appartenenti all’Ecclesias Viterbiensis furono ritratti da Sebastiano del Piombo , sicuramente anche lui amico fraterno di Michelangelo Buonarroti ,ne fece in qualche modo parte e per questo motivo i suoi dipinti dovrebbero restare al Museo dei Priori fosse nient’altro che per non arrecare un’offesa post mortem al grande pittore che amò Viterbo e la pensava diversamente da chi torturò ed arse vivi con l’accusa di eresia i suoi amici di cui conosciamo il volto attraverso i suoi dipinti
Per lo strano destino della storia furono proprio Pirro Baglioni e Ottaviano Spiriti con la battaglia di Montemurlo a mettere sul trono di Firenze il Granduca Cosimo I° De Medici, figlio di Giovanni dalle Bande Nere , quindi per quanto mi riguarda preferisco rimanere fuori dal coro di quanti vogliono traslocare i simboli della nostra storia e rimanere attaccato alla nostra vera storia
Altresì penso che abbia avuto ragione il grande latinista ed etruscologo francese Jacques Heurgon che nel suo bellissimo libro “ la vita quotidiana degli Etruschi” scrisse: “E’ in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a. C. e nel XV d. C., pressoché la stessa regione dell’Italia centrale, l’Etruria antica ( la Tuscia) e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà Italiana.“
In tanti anni di approfondimento storico ho sempre pensato che fosse giusto battersi, affinché le amministrazioni locali riconoscessero il valore dei tesori presenti nel territorio, soprattutto a livello simbolico di ciò che si tramanda alle generazioni future . Muovendomi in questa direzione, sono andato a sbattere contro un muro di gomma, si fa strada in me il dubbio che forse il miglior metodo di conservazione siano proprio l’incuria e i rovi. In fondo, sotto una coltre di rovi questi tesori sono arrivati fino a noi attraverso i secoli e i millenni con il loro messaggio di orgoglio e libertà contro nemici forti e potenti , di sicuro non sarà un trasloco di un bene simbolico pubblico in un Museo privato ad offuscare la storia , ma si poteva fare di meglio, specialmente con tre Assessorati dedicati a cultura, bellezza, economia del turismo più deleghe rimaste al Sindaco.

STORIA DELLA PERGAMENA DEL CONCLAVE CHE TORNA AL LUOGO DOVE FU SCRITTA, MA MAI CONSERVATA di Pirro Baglioni

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