Venti della Seconda Guerra Mondiale, Il giorno della Fede

Continuiamo a raccontare non solo la storia italiana, ma anche quello che accadeva e si viveva a Viterbo

I SOFFI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE SI COMINCIARONO AD AVVERTIRE

IL GIORNO DELLA FEDE

Come ho già detto anche prima della guerra eravamo poveri, perché l’Italia era uscita da poco dalla Prima Guerra Mondiale, poi quando invademmo l’Etiopia venimmo sanzionati severamente. Il regime fascista allora, lanciò una campagna di mobilitazione affinché gli Italiani donassero oro alla Patria.

Quello che Mussolini desiderava di più, era che le donne in particolar modo, donassero la loro fede nuziale alla Patria. Il 18 dicembre 1935, divenne la “Giornata della Fede” e tutte le donne, anche le più povere, fecero dono della cosa a cui tenevano di più: la fede che avevano ricevuto in dono, il giorno del matrimonio, dal proprio marito.

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La mia mamma, come tutte, andò a donare la sua fede alla Patria, non senza dispiacere, perché senza quella vera al dito, si sentiva nuda, così diceva, però lo fece.

Ricordo, che anche la Regina fece questo gesto, per dimostrare la “Fede” che riponeva nella Patria Fascista. Non fu donato soltanto oro, ma anche il ferro.

Vennero scardinati cancelli, raccolte le pentole di casa, e spesso vennero tolte anche statue di bronzo che si trovavano negli edifici e nei monumenti.

“Roma di travertino rifatta di cartone per far festa a un imbianchino il suo prossimo padrone”

Purtroppo intorno al 1938-‘39 cominciammo ad avvertire che le cose non andavano più per il giusto verso. Temevamo qualcosa di brutto, specialmente quando a Viterbo, verso la fine del 1936, iniziarono a costruire il Campo di Aviazione, uno dei Campi d’Aviazione più importanti in Italia.

 L’aeroporto fu realizzato per volontà di Benito Mussolini. Terminata la costruzione vi si stabilì il 9° Stormo B.T, che sta a significare: Bombardamento Terrestre, e che venne di stanza a Viterbo il 15 ottobre 1937. Mussolini, come era sua abitudine, visitava e controllava tutto ciò che veniva richiesto e realizzato.

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Questo lo fece anche a Viterbo, e il 27 maggio 1938 atterrò sulla pista dell’aeroporto senza preavviso.

Sempre in quell’anno, e cioè il 3 dicembre 1938, verrà a visitare l’aeroporto anche il Re Vittorio Emanuele III.

Che Benito Mussolini e il Re sono venuti a Viterbo, lo so perché lo raccontavano i miei genitori. 

A parte queste visite illustri a Viterbo c’era poco da stare allegri, il vestiario e i viveri cominciavano a scarseggiare ancora di più, avevamo già le sanzioni applicate dalla Società delle Nazioni, perché avevamo aggredito l’Etiopia.

All’inizio si diceva che il nostro Governo non sarebbe sceso in guerra, ma la Germania aveva iniziato i contatti con Mussolini, tanto che Hitler per convincere il Duce, venne a Roma scendendo alla stazione Ostiense.

Per l’occasione venne fatta rimodernare alla meglio dalla società EIAR, di Cinecittà, per nascondere quanto fosse mal ridotta, tanto che Trilussa scrisse una famosa poesia che diceva: “Roma di travertino, rifatta di cartone, per far festa a un imbianchino, il suo prossimo padrone”.

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Il soffio della guerra lo sentivamo scorrere sulla pelle. Poi come tutti sanno, la guerra scoppiò. Prima la Germania occupò la Polonia, poi pensando che sarebbero bastati poche migliaia di morti per mettersi al tavolo per la spartizione dell’Europa, sentimmo l’annuncio che anche l’Italia era entrata in guerra.  

 “uno dei tanti ricordi di vita vissuta”

Rosanna De Marchi

rosanna liberazione

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