Un passaggio di consegne sincero e complice. Come non si era mai visto
L’arrivo di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi per l’insediamento, con il “benvenuta!” di Mario Draghi pic.twitter.com/8MrdaphHJU
— Pietro Raffa (@pietroraffa) October 23, 2022
Più che il passaggio della campanella, il gesto più significativo della giornata sono quelle pacche dietro la schiena con cui Mario Draghi ha accompagnato Giorgia Meloni all’interno di Palazzo Chigi. Dopo il momento “impattante emotivamente” del picchetto d’onore, (il) nuovo Presidente del Consiglio sale lo scalone e viene accolta da un “benvenuta!” sincero, seguito da “ti trovo benissimo”. Ma è il body language a raccontare il rapporto tra i due.
Un passaggio di consegne non solo civile e rispettoso, ma condito di un tentativo di facilitare al massimo il lavoro dei nuovi arrivati. Rassicurante, complice, compatto: non a caso l’ultimo gesto di Draghi non è stato quello di raccogliere gli applausi a Bruxelles ma di spendere il suo capitale di autorevolezza per dare una spinta a un sistema più equo di acquisto dell’energia e di sostegno a cittadini imprese.
Il congedo di Mario e l’insediamento di Giorgia sono due momenti da far invidia alle altre democrazie (non certo in linea con la versione grottesca dell’Economist). Sia in campagna elettorale che dopo le elezioni, quando si parlava di contatti tra i due, erano sempre nel contesto di un sostegno nella gestione dei dossier più urgenti, dall’energia alla Legge di Bilancio, con la proposta – raccolta – di “scriverla a quattro mani” (Crosetto dixit).
Nel pomeriggio è arrivata l’ufficialità del ruolo di consulente di Palazzo Chigi per Roberto Cingolani, ministro uscente per la Transizione ecologica. Il segnale è potentissimo: oggi l’emergenza principale è quella energetica, e da quella ne discendono molte altre: inflazione, possibile recessione, sfiducia nel futuro industriale del Paese, tensioni con l’Europa
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