«Protetti dagli dèi del rock»: dentro al nuovo album di Neil Young coi Crazy Horse
Poco più di sei mesi fa, Neil Young ha comunicato ai tre Crazy Horse che era pronto per fare un nuovo disco. Gli ultimi due li avevano incisi in uno studio in un luogo remoto del Colorado a una tale altitudine da dover ricorrere all’ossigeno. Questa volta hanno lavorato Rick Rubin nel suo studio sulla spiaggia, lo Shangri-La di Malibu, California.
Il risultato è World Record, 11 brani in cui Young e i Crazy Horse affrontano problemi ambientali (Love Earth, This Old Planet), caos globale (The World, Walkin’ on the Road), rimpianti (Chevrolet). È come i precedenti Colorado e Barn un lavoro riflessivo, pieno di ballate dolci, anche se in alcuni momenti Young attacca il jack alla Old Black per rievocare lo spirito di Rust Never Sleeps e Zuma. «Siamo entrati tutti assieme in una dimensione magica», dice il bassista Billy Talbot, «accompagnati dagli dèi del rock».
La storia di Young coi Crazy Horse risale al 1969 e a Everybody Knows This Is Nowhere, ma in fondo non sono che una delle tante formazioni con cui ha collaborato in cinquanta e passa
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