Processo all’ex assessora regionale Birindelli, il dipendente Arsial: “Io cacciato per i buoni rapporti con Battistoni”

In aula la testimonianza di Stefano Bizzarri, l'impiegato dell'Agenzia regionale a cui sarebbe stato impedito di partecipare...

“Io quello lo voglio morto”. Con una telefonata all’allora commissario Arsial, Erder Mazzocchi, l’assessora regionale Angela Birindelli chiede la testa di un dipendente dell’Agenzia per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio. “Te l’ammazzamo dai”, si sente rispondere da Mazzocchi la donna che dal 2010 al 2012 è stata alla guida dell’assessorato all’Agricoltura del Lazio. L’inviso era Stefano Bizzarri, impiegato al centro sperimentale dell’Arsial di Caprarola, oggi in pensione, ed ex capo dell’opposizione al comune di Bagnoregio. “Birindelli – ha detto Bizzarri durante l’ultima udienza del processo Vinitaly / Macchina del fango – ce l’aveva con me perché ero segretario del Pd e consigliere di minoranza a Bagnoregio, quindi legato a una parte politica diversa dalla sua, ma anche perché avevo buoni rapporti e frequentavo Francesco Battistoni”. Nel processo il parlamentare di Forza Italia, nonché vicepresidente della commissione Ambiente della Camera, è parte offesa.

Secondo l’accusa, pm Massimiliano Siddi, che per questo fatto ha contestato la tentata concussione in concorso e l’abuso d’ufficio, Birindelli avrebbe preteso di cacciare Bizzarri da un workshop per il cinipide del castagno. “Ho saputo che


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