Pechino a corto d’ossigeno. Ora la Cina abbraccia la finanza estera

Sarà la fame di capitali o, più semplicemente l’onda lunga della fine della Zero covid policy. Fatto sta che la Cina torna a spalancare le porte alle grandi finanze straniere. In passato è già successo, anche se sempre a piccole dosi. Stavolta però l’economia ancora sottotono, l’indebitamento delle banche e un’emergenza sanitaria non ancora del […]

Sarà la fame di capitali o, più semplicemente l’onda lunga della fine della Zero covid policy. Fatto sta che la Cina torna a spalancare le porte alle grandi finanze straniere. In passato è già successo, anche se sempre a piccole dosi. Stavolta però l’economia ancora sottotono, l’indebitamento delle banche e un’emergenza sanitaria non ancora del tutto domata, hanno spinto il partito comunista ad approvare in fretta e furia una serie di provvedimenti con cui consentire alle società estere, molte della quali occidentali, di aprire filiali e presidi nel Dragone.

Come ha raccontato il quotidiano Nikkei, Pechino ha rilasciato in queste ore una raffica di approvazioni per le società finanziarie straniere che cercano di espandersi nel Paese per tentare di infondere fiducia negli investitori, dopo anni di restrizioni pandemiche. La volontà di procedere in tal senso si era, in realtà, già manifestata in occasione del 20° Congresso del Partito cinese di ottobre, quando il presidente Xi Jinping si è assicurato un terzo mandato alla guida del Paese.

Il disco verde, riguarda nel dettaglio il settore dell’asset management, un


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