Pasqua in balìa di regolamenti folli. I sindaci giocano a chi vieta di più

Tra agenti ed elicotteri per sorvegliare gli italiani, nel caos normativo fioccano le restrizioni più assurde. L’obiettivo è fare rimanere tutti ai domiciliari, demonizzando
persino innocui picnic e grigliate all’aperto.
La zona rossa devasta la psiche, spezza i legami sociali, ammazza le imprese, deprime i bambini. Però – gioite – può aiutare a mantenere la linea. Ad Arezzo la polizia locale ha sospeso le ferie a tutti gli agenti e ha deciso, per Pasqua, di realizzare il più ampio schieramento di forze mai visto. Saranno controllate persino – così dice alla Nazione il comandante Aldo Poponcini – «le quantità dei prodotti da asporto: se c’è cibo per quindici o venti persone, è chiaro che sia destinato a un pranzo o a una cena di familiari e amici con gente radunata ben al di là del consentito. E agiremo di conseguenza». Capito? La Regione Toscana ha combinato un pasticcio sui vaccini da far gelare il sangue, però ad Arezzo sono efficientissimi nel contarvi la pasta nel piatto. Attenti, dunque, al fatal tortello: basta ordinarne qualche porzione in più per rischiare grosso. A questo punto, tanto valeva prolungare il digiuno quaresimale.
In Veneto saranno schierati addirittura «seimila agenti sulle strade», e le forze dell’ordine si avvarranno pure di elicotteri per i raid pasquali in stile Desert storm. Informa il Corriere del Veneto che «nel Bellunese a far la parte del leone saranno i carabinieri forestali, via aria con un elicottero e in mountain bike per pattugliare sentieri, laghi alpini e rifugi». Chissà, forse a Belluno temono che i camminatori sui sentieri di montagna contagino qualche gnomo di passaggio.
A Minori, in Costiera Amalfitana, il sindaco Andrea Reale è intervenuto personalmente per dare una lezione a un gruppetto di giovani sediziosi che stavano mangiando panini all’aperto, accomodati su ben due (due!) tavolini affiancati. Il primo cittadino, incazzato come una belva, li ha costretti a sbaraccare distanziando a forza i tavoli.
Esagerato? Non importa, la legge è dalla sua. Lo scrivono tutti i giornali, mangiare all’aperto nei tre giorni della «Pasqua rossa» non è consentito.
In nome della «consolazione» sociale sarà possibile invitare a casa due amici o parenti (con figli minori di 14 anni, qualora li abbiano) dalle 5 alle 22. Però con le stesse persone non ci si potrà sedere in un parco a mangiare due salsicce. Curioso, no? A noi era parso di capire che fosse consigliabile stare all’aperto invece di chiudersi in casa, ma forse per le feste le solite regole anti contagio non valgono. Scordatevi le grigliate allora, a meno che non abbiate un giardino di proprietà o un balcone molto ampio.
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Sempre a proposito di stare all’aria aperta, è molto interessante dare uno sguardo alle proibizioni che ieri Repubblica ha sintetizzato in un gustoso articoletto. Sentite qua: «Sarà impossibile trascorrere le giornate di festa prendendo il sole al mare o in montagna o in campagna. Assolutamente vietato stazionare o anche solo passeggiare in questi luoghi, anche da soli. Diverso invece se si fa attività sportiva: chi nuota ad esempio potrà entrare in mare ma poi uscendo non potrà stendersi ad asciugarsi. Si potrà fare jogging ma non sedersi su una panchina».
Avete presente le competizioni sfiancanti tipo Ironman? Ci sono atleti che corrono, poi senza fermarsi montano in bicicletta, poi mollano la bici, si buttano in acqua e nuotano per chilometri, quindi escono e ancora bagnati risalgono in sella. Ecco, se volete fare esercizio a Pasqua dovete essere pronti a una cosa del genere. E state attenti all’abbronzatura: andando avanti di questo passo c’è il rischio che qualche sindaco o comandante di polizia locale s’inventi il controllo della tintarella, andando in giro a multare chi esibisce un colorito troppo biscottato.
Elicotteri, pattugliamenti, agenti in bici sui sentieri di montagna, spiagge blindate, campagne passate al setaccio, panchine interdette: se si utilizzasse questa solerzia nei riguardi dell’immigrazione di massa o dello spaccio di droga a quest’ora in Italia non ci sarebbe più un centro di accoglienza o un pusher in libertà. Ma ovviamente
l’occhiuta sorveglianza vale soltanto nei giorni di festa onde verificare che gli italiani non approfittino del «conforto sociale» che pietosamente il governo consente. A leggere gli sterminati elenchi di proibizioni pubblicati dai giornali viene da mettersi a ridere tanto sono grotteschi. Risulta quasi impossibile credere che qualcuno possa scorrerli senza domandarsi se l’esecutivo intenda prenderci per i fondelli.
Eppure pare proprio che ormai questa nazione sia disposta a ingoiare qualsiasi assurdità, a sottomettersi persino alle norme che si contraddicono o che offendono il buon senso. Davvero siamo arrivati al punto di non fare una piega quando sentiamo di politici o amministrazioni comunali che invitano a spiare e denunciare i vicini di casa che organizzano «feste»?
Si stanno moltiplicando gli studi decisamente critici sui lockdown, alcuni portano le firme di studiosi in forze a università universalmente note come Harvard, altri escono su riviste prestigiose e autorevoli. Eppure noi preferiamo affidarci alle ordinanze di qualche sindaco che gioca a fare la Ddr per guadagnarsi un titolino sui giornali o incassare due lire con le multe.
Boris Johnson, uno che ha dimostrato di saper imparare dai suoi errori e ha dato prova di saper organizzare la gestione del Covid come intelligenza comanda, ha invitato i suoi compatrioti a trascorrere la Pasqua fuori di casa: «Ricordate che stare all’aperto è più sicuro che stare al chiuso». Qui, invece, abbiamo ministri che ancora difendono le cantonate accumulate nel corso dei mesi, e che ci proibiscono senza un plissé grigliate, scampagnate e picnic.
Passate dunque qualche ora festosa, ma state attenti. Se sentite troppo chiasso nell’appartamento a fianco, chiamate subito la polizia. Poi disinfettatevi le mani, andate dal vicino, fategli una carezza e ditegli: «Questa è la carezza del ministro Speranza».
In lontananza, sirene.
Fonte: La Verità.info

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