- 24 Novembre 2022
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Lo scivolone di Stefano Feltri, direttore di “Domani”, sul Secolo d’Italia: chi viene da lì non è giornalista…
Stavolta il quotidiano “Domani” ha superato il limite. Nella sua guerricciola stracciona per evitare la querela presentata da Giorgia Meloni nel 2021 contro il giornale e che arriva a processo, riporta oggi la lettera dell’avvocato della premier. Il quale spiega che la querela, che riguardava un articolo su Arcuri e le mascherine, venne presentata da Meloni in qualità di cittadino, giornalista e politico a tutela della sua onorabilità. Un diritto che è uguale per tutti i cittadini.
“Le querele – scrive l’avvocato Luca Libra – sono state presentate dall’onorevole Giorgia Meloni in qualità di cittadino, giornalista, politico e leader dell’opposizione che, dopo essere stato ampiamente diffamato e denigrato a mezzo stampa, ha scelto legittimamente di interrogare la magistratura per chiedere il rispetto degli stessi diritti garantiti a tutti i cittadini. Si coglie l’occasione per precisare che l’onorevole Giorgia Meloni ha soprasseduto per anni dal proporre querele a tutela della sua onorabilità sociale, ma tale contegno ha alimentato, forse, la convinzione in taluno di poter proseguire in una campagna di diffamazione quasi sistematica e per di più con addebiti del tutto falsi e pretestuosi”.
Segue il commento di Stefano Feltri, il direttore del Domani esponente di una sinistra rampante e bocconiana: “Non si capisce a che titolo Giorgia Meloni si senta diffamata “in quanto cittadino” e men che meno “in quanto giornalista” (i suoi trascorsi sono all’organo di partito finanziato dallo stato, il Secolo d’Italia)”. Ora, tralasciando il caso giudiziario e la querelle con Giorgia Meloni, come si permette Stefano Feltri di dire che lavora al Secolo d’Italia o ha lavorato al Secolo d’Italia non può qualificarsi come “giornalista”? E ignora forse il direttore del “Domani” che i contributi del dipartimento dell’editoria vanno a numerosi giornali e non certo al solo
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