Lo scivolone di Stefano Feltri, direttore di “Domani”, sul Secolo d’Italia: chi viene da lì non è giornalista…

Stavolta il quotidiano “Domani” ha superato il limite. Nella sua guerricciola stracciona per evitare la querela presentata da Giorgia Meloni nel 2021 contro il giornale e che arriva a processo, riporta oggi la lettera dell’avvocato della premier. Il quale spiega che la querela, che riguardava un articolo su Arcuri e le mascherine, venne presentata da […] L'articolo Lo scivolone di Stefano Feltri, direttore di “Domani”, sul Secolo d’Italia: chi viene da lì non è giornalista… sembra essere il primo su Secolo d'Italia.

Stavolta il quotidiano “Domani” ha superato il limite. Nella sua guerricciola stracciona per evitare la querela presentata da Giorgia Meloni nel 2021 contro il giornale e che arriva a processo, riporta oggi la lettera dell’avvocato della premier. Il quale spiega che la querela, che riguardava un articolo su Arcuri e le mascherine, venne presentata da Meloni in qualità di cittadino, giornalista e politico a tutela della sua onorabilità. Un diritto che è uguale per tutti i cittadini. 

“Le querele – scrive l’avvocato Luca Libra – sono state presentate dall’onorevole Giorgia Meloni in qualità di cittadino, giornalista, politico e leader dell’opposizione che, dopo essere stato ampiamente diffamato e denigrato a mezzo stampa, ha scelto legittimamente di interrogare la magistratura per chiedere il rispetto degli stessi diritti garantiti a tutti i cittadini. Si coglie l’occasione per precisare che l’onorevole Giorgia Meloni ha soprasseduto per anni dal proporre querele a tutela della sua onorabilità sociale, ma tale contegno ha alimentato, forse, la convinzione in taluno di poter proseguire in una campagna di diffamazione quasi sistematica e per di più con addebiti del tutto falsi e pretestuosi”.

Segue il commento di Stefano Feltri, il direttore del Domani esponente di una sinistra rampante e bocconiana: “Non si capisce a che titolo Giorgia Meloni si senta diffamata “in quanto cittadino” e men che meno “in quanto giornalista” (i suoi trascorsi sono all’organo di partito finanziato dallo stato, il Secolo d’Italia)”. Ora, tralasciando il caso giudiziario e la querelle con Giorgia Meloni, come si permette Stefano Feltri di dire che lavora al Secolo d’Italia o ha lavorato al Secolo d’Italia non può qualificarsi come “giornalista”? E ignora forse il direttore del “Domani” che i contributi del dipartimento dell’editoria vanno a numerosi giornali e non certo al solo


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