Lettera di Rudy Guede: “Riaperte ferite mai chiuse, chi non mi crede legga gli atti”
L'ivoriano torna sulle vicende legate all'omicidio di Meredith Kercher dopo le ultime polemiche
Rudy Guede torna sulle vicende legate all’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel novembre del 2007. E lo fa dopo le sparate dell’avvocato di Raffaele Sollecito, definitivamente assolto con Amanda Knox dall’accusa di avere partecipato al delitto, che sosteneva che l’ivoriano dovesse essere espulso dall’Italia perché senza permesso di soggiorno. “Sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno, senza il quale, tra l’altro, non potrei lavorare dove lavoro”, ribatte Guede in una lettera aperta diffusa tramite l’Ansa.
L’ivoriano vive a Viterbo dove lavora come bibliotecario e cameriere. Nel carcere di Mammagialla ha scontato tutta la pena per l’omicidio Kercher, per cui è stata l’unico condannato in via definitiva. Da un anno è un uomo totalmente libero e lo scorso mese ha pubblicato un libro in cui ripercorre le tappe principali della sua vita. “Invito tutti a non credere alle mie parole ma a leggere gli atti prima di parlarne”, chiede Guede. Nella lettera, dopo le polemiche degli ultimi giorni, sottolinea: “Non era mia intenzione riaprire ferite mai chiuse e rinnovare il dolore dei protagonisti di questa storia, primi tra tutti i familiari della ragazza inglese”.
La lettera di Rudy Guede
“In questi giorni è ripartita l’attenzione mediatica sulla tragedia e di questo rinnovato interesse mi assumo personalmente la responsabilità. In effetti sono stato io che, nell’accettare di essere intervistato e credendo ingenuamente che si volesse parlare del
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