“L’allegria” e la poesia “Mattina” di Ungaretti: in poche parole un grande significato

Il 26/01/1917 Giuseppe Ungaretti scrisse una delle poesie più brevi e intense. Il titolo originario era “Cielo e mare”.

Mattina Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M’illumino d’immenso.

M’Illumino d’immenso”: una poesia brevissima che tutti gli studenti viterbesi e italiani conoscono bene. Scritta sul fronte del Carso durante la Prima Guerra Mondiale, Mattina è probabilmente la lirica più rappresentativa dell’Ermetismo, di cui Ungaretti fu uno dei capiscuola.
Essa , in poche parole, dischiude la possibilità di molteplici interpretazioni e apre differenti orizzonti.

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Dal punto di vista metrico sono solo due versi.
Dal punto di vista fonetico, soprattutto nei due vocaboli emblematici – illumino e immenso – è facile rilevare la allitterazione del suono /m/ e la presenza ravvicinata di due doppie-ll- e -mm- : ricorda i primi suoni emessi dai bambini, che provano ad esprimere ciò che non si riesce più a contenere e a reprimere.

Suoni che nascono dall’animo tormentato, più vicini al silenzio, che alla voce, a una condizione di afasia, per mostrare al mondo un profondo senso di incomunicabilità, indotto dagli eventi tragici della guerra che il poeta era costretto ad affrontare.

Dal punto di vista retorico la figura predominante è senz’altro la sinestesia; luminosità e immensità infatti si percepiscono, infatti, in modo diverso: la prima è una sensazione di carattere visivo; la seconda è una condizione che viene colta dalla mente. Nella breve poesia la luce entra nell’essere umano, che sempre la invoca, soprattutto quando è immerso nel buio di avvenimenti tragici, come la guerra o l’attuale pandemia.

In poche parole talvolta si racchiudono grandi significati, c’è una concentrazione maggiore di idee: la densità semantica dei vocaboli li rende carichi di senso e di valore.

Mattina è un testo poetico che richiede una contestualizzazione storica precisa e approfondita: la brevità, infatti rende più difficile, e non più semplice, cogliere il significato di questo componimento di Giuseppe Ungaretti che, per essere compreso appieno, deve necessariamente tener conto sia del titolo che dell’indicazione della data e del luogo.

Fu scritta in una fredda mattina di gennaio, il 26 Gennaio del 1917 a Santa Maria La Longa, in provincia di Udine, quando il poeta era di stanza, come volontario, sul fronte del Carso, durante la prima Guerra Mondiale,

giuseppe ungaretti

Mattina appare per la prima volta in una raccolta collettiva, l’Antologia della Diana, nel 1918, con il titolo Cielo e Mare.

La versione definitiva del componimento poetico sarà inserita prima nella raccolta “Allegria di naufragi” (1919) che poi costituirà la sezione Naufragi della raccolta poetica “L’Allegria”, pubblicata per la prima volta nel 1931 e nella quale confluiranno anche altri gruppi di componimenti.

L’edizione definitiva de “L’Allegria” (1942) conta diverse parti che possono essere considerate come le differenti sezioni di uno stesso diario di guerra scritto da Ungaretti. Un diario in forma poetica:

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Il porto sepolto, dove compaiono le prime poesie dedicate all’esperienza militare vissuta da Ungaretti sul Carso, durante la Prima Guerra Mondiale;

Naufragi, che contiene altre poesie di guerra composte sullo stesso fronte;

Girovago, dove Ungaretti canta l’esperienza della guerra in Francia;

Prime, sezione che raccoglie alcuni testi poetici composti subito dopo la fine del conflitto;

La raccolta esprime i sentimenti del dolore e della sopraffazione provocati dall’esperienza della guerra vissuta in prima persona e il conseguente senso di attaccamento alla vita che da essi scaturisce.

Sentimenti resi attuali da questa sorta di guerra che stiamo vivendo contro il Covid-19, subdolo nemico da combattere, che ha modificato le nostre vite e fatto strage di persone, ma anche di giorni, di stagioni, di lavoro, di speranze.

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