La missione di Draghi e l’inferno dell’ipocrisia pandemica
Ristoranti riaperti ma solo se hanno tavoli all’esterno: per cenare come ai vecchi tempi, come se fossimo in un paese libero, bisognerà attendere un altro mese, fino al 1° giugno.
Non solo: permane una “legge di guerra” come l’infame coprifuoco, nell’Italia delle Regioni “colorate”, dove – per passare da un territorio all’altro, se di diverso “colore” – i sudditi dovranno esibire un certificato che dimostri che sono stati vaccinati o che sono appena risultati negativi al tampone.
C’è qualcosa di serio, in tutto questo? No: i non-cerebrolesi ormai sanno che i tamponi non sono attendibili, e che i cosiddetti “vaccini Covid” (terapie geniche ancora sperimentali) non garantiscono affatto che il soggetto vaccinato non sia più contagioso. E nonostante questo, il governo ne ha imposto l’inoculo al personale sanitario: violando la Costituzione, oltre che il Codice di Norimberga che vieta i Tso con farmaci non collaudati. E addio diritti umani, dunque. Ma il governo Draghi non doveva dire basta, a tutto questo? Non doveva farla finita, dopo un anno di “arresti domiciliari” imposti da Conte, Speranza, D’Alema e soci, in linea con i compagni di merende del potere cinese?
Certo, che doveva: era il primo obiettivo del cambio della guardia. Dare un segnale netto, agli italiani: disinnescare la tragica farsa del “terrorismo sanitario” messo in piedi in ossequio a una micidiale regia internazionale, e condotto con la complicità di politica e burocrazia, virologi televisivi e mass media, tutti schierati dalla parte dei nemici del cittadino. Un oceano di menzogne e manipolazioni criminali: autopsie scoraggiate e corpi cremati, dati truccati e numeri gonfiati, disinformazione violenta e minacciosa, bavaglio e censura per gli eretici, radiazione per i medici dissenzienti. Intimidazioni, minacce e ricatti: un quadro delinquenziale (criminologico, più che politico o sanitario).
Le ruberie annesse – su mascherine, siringhe, banchi a rotelle, ventilatori polmonari – non sono nulla, in confronto alle scelte sciagurate che hanno portato a quella che Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni chiamano “strage di Stato”: piano pandemico non aggiornato, cure negate, terapie sbagliate. Risultato: un’ecatombe. E con il corollario della catastrofe sociale, economica e psicologica provocata dagli inutili, devastanti lockdown.
A gridare vendetta è una notizia, su tutte: il potere continua a fingere che il Covid sia una patologia quasi incurabile, come se la si potesse affrontare solo all’ospedale, e prevenire unicamente con le vaccinazioni. Tutto falso: ormai lo dimostrano le statistiche esibite da medici territoriali, primari ospedalieri, associazioni sanitarie composte di volontari esasperati dalla latitanza criminosa delle autorità. Dal Covid si guarisce da casa, se curati in modo tempestivo, con farmaci normalissimi. Eppure: il governo Draghi non ha ancora approntato un ovvio protocollo sanitario nazionale, che metta qualsiasi medico di famiglia nelle condizioni di garantire, finalmente, le opportune cure precoci. Così, i pazienti continuano a finire all’ospedale quando ormai è troppo tardi, molto spesso, essendo stati letteralmente abbandonati nelle loro case, senza terapie, dando modo e tempo all’infezione di sviluppare appieno il suo potenziale pericoloso.
Pensieri neri: se i malati fossero curati tra le pareti domestiche, crollerebbero i ricoveri e quindi i numeri dell’emergenza. A quel punto, chi avrebbe ancora voglia di affrontare i rischi di un vaccino sperimentale (e di dubbia efficacia) per una malattia da cui si può tranquillamente guarire da casa? E’ semplicemente ridicolo il solo pensiero che Mario Draghi, in persona, non conosca la verità. E’ vero, non è certo un esperto in materia di sanità. Ma basta qualche minuto, sul web, per ascoltare i nudi fatti dalla viva voce dei tanti medici che hanno finora guarito, da casa, migliaia di pazienti. Perché Draghi non li prende in considerazione? Perché affida l’uscita dell’emergenza alla non-soluzione dei “vaccini genici”, quando sono gli stessi scienziati (da Albert Sabin a Pietro Luigi Garavelli, primario a Novara) a ricordare che è letteralmente demenziale, vaccinare le persone durante una pandemia?
Sono chiarissimi, gli specialisti che la televisione continua colpevolmente a ignorare, quando non a insolentire, danneggiando in primo luogo i telespettatori, regolarmente disinformati e quindi ingannati: il vaccino somministrato in piena pandemia non fa altro che allungare la vita al virus, spingendolo a mutare di continuo, visto che si tratta di un Rna, ultra-mutante per definizione. Il sospetto è persino scontato: è come se Draghi fosse “costretto” a regalare a Big Pharma la super-torta dei “vaccini genici”, che valgono una quasi-condanna perpetua. Quegli pseudo-vaccini non funzioneranno, se non in minima parte, e in ogni caso dovranno essere replicati ogni anno, forse addirittura ogni sei mesi. In questo modo (senza neppure fornire garanzie di innocuità) moltiplicheranno l’ansia e le vessazioni, i condizionamenti sociali e le inevitabili discriminazioni tra vaccinati e non, senza mai venire a capo di nulla, ma in compenso garantendo profitti stellari alle multinazionali della nuova “zootecnia umana”.
L’aspetto del business, probabilmente – anche se non ha precedenti, nella storia, per i suoi volumi planetari – non è che un dettaglio secondario e collaterale, nell’ambito di una operazione di dominio progettata molto più in alto, rispetto ai consigli di amministrazione delle major farmaceutiche. Il piano ricorda direttamente quello che i religiosi chiamerebbero “l’inferno”: un disegno totalitario, fondato sulla menzogna e sulla coercizione, pensato per cancellare libertà e democrazia grazie all’arma della paura. Il “terrorismo sanitario”, applicato su scala mondiale grazie allo status di emergenza pandemica e dunque non arginabile, è però solo l’ultimo step di un conto alla rovescia scattato molti anni fa, sulla base di un’equazione bugiarda: meno libertà, in cambio di più sicurezza. Bugiarda, perché a rendere il mondo meno sicuro sono stati proprio i poteri che, oggi come ieri, fanno a gara per revocare le libertà democratiche. Lo hanno fatto in molti modi: con il terrorismo e gli omicidi mirati dei leader scomodi, con lo stragismo di Al-Qaeda e dell’Isis, con il panico finanziario orchestrato mediante le crisi pilotate, i ventriloqui delle agenzie di rating, i manipolatori degli spread.
Chi oggi dipinge Mario Draghi come l’inguaribile campione di quell’élite nefasta, la volpe messa a guardia del pollaio (come in effetti fu ai tempi del Britannia), dimentica sicuramente alcuni passaggi determinanti, che negli ultimi anni e mesi hanno cambiato il senso profondo delle cose. Dimentica che il Pd – cinghia di trasmissione italiana del super-potere – aveva “venduto” il paese a Big Pharma, con l’accordo tra Renzi e Obama, per fare dell’Italia l’area-test, in Occidente, per la vaccinazione universale permanente. Dimentica che lo spaventapasseri Roberto Speranza è solo il prestanome di Massimo D’Alema, il potente uomo-ombra che aveva imposto a Conte l’intero “cast” dell’emergenza, le comparse per il copione del terrore, in perfetta sintonia con gli oligarchi cinesi. Dimentica che il servizievole Enrico Letta, l’attuale commissario del Pd, non ha mai preso le distanze dal suo grottesco pamphlet intitolato “Morire per Maastricht”. E dimentica che Mario Draghi – già principe del rigore – esattamente un anno fa scrisse che, per Maastricht, non si dovrà “morire” mai più.
Lo mise nero su bianco, sul “Financial Times”: fine dell’austerity, o il sistema collassa. Scrisse: utilizziamo il Covid per azzerare i debiti e rilanciare l’economia, tornando (dopo mezzo secolo) a puntare sullo Stato, come motore della rinascita, attraverso un deficit di nuovo conio, cioè a costo zero. In altre parole: la sconfessione storica del neoliberismo privatizzatore, subito accompagnata dall’altrettanto sbalorditiva condotta della Bce, per la prima volta pronta (con Christine Lagarde) a fare da “prestatrice di ultima istanza”, comprando a occhi chiusi il debito italiano. E’ bene riattivare la memoria: siamo il paese dove, appena due anni fa, l’allora “governo gialloverde” fu umiliato da Bruxelles, costretto a rinunciare alla richiesta di un aumento (irrisorio) del deficit, sempre in nome dell’antica “teologia” neoliberista. E oggi, è proprio l’ex supremo “teologo” Draghi a dire che occorre capovolgere tutto, buttare a mare quarant’anni di superstizioni spacciate per verità tecno-scientifiche: la fobia del debito, presentato come colpa nazionale.
E’ il potere neoliberista, quello che ha fatto della Cina globalizzata la testa d’ariete per colpire il lavoro in Occidente, terremotando la classe media. Ed è sempre quel potere ad aver architettato i peggiori attentati contro la sicurezza sociale nei paesi democratici, fino all’estremo azzardo della catastrofe finale, la “dittatura sanitaria” messa in piedi con l’alibi della presunta pandemia. E’ un potere immenso, quello dal quale – non da solo – lo stesso Draghi si sarebbe smarcato, in modo netto, negli ultimi due anni. Un potere tendenzialmente totalitario, padrone di tutto: industria e finanza, giornali e televisioni, università e ricerca, Big Pharma e Big Tech. Un potere che però, a quanto pare, si sarebbe spaccato: di fronte al piano iniziale dei “falchi” del Grande Reset (lockdown continui, fino a tutto il 2023), qualcuno – ai piani alti – avrebbe preferito disertare. Una sorta di “adesso basta”, perché così è troppo. Fa un po’ ridere che qualcuno rinfacci a Draghi di essere ancora il leader del Gruppo dei Trenta: come se il Gruppo dei Trenta avesse bisogno di un suo uomo a Palazzo Chigi. C’era già Conte, per questo: come docile esecutore funzionava benissimo.
La verità è probabilmente orrenda: se Draghi è un fuoriclasse dell’élite dei disertori, decisi a guidare la “rivolta in doppiopetto” contro la cinesizzazione del pianeta (sovragestita da oligarchi senza patria e senza bandiera), non ha però il potere – oggi – di fermare la farsa universale recitata a partire da Wuhan. Il mondo è in mano a signori che si chiamano State Street, Vanguard, BlackRock: fondi d’investimento multinazionali e padroni di tutto, anche di Big Pharma e di qualsiasi altra cosa conti, veramente, sul pianeta. Quella in atto ha l’aria di essere una complessa partita a scacchi, fatta di prudenze, dissimulazioni e doppi giochi. Come dire: è illusorio che, dall’inferno, si possa uscire in un battibaleno. Non solo: i “falchi” sarebbero disposti a tutto, pur di non perdere l’attuale predominio. A quali condizioni faranno passi indietro? In cambio di che cosa? Facile profezia: è lecito attendersi insidiosi colpi di coda, per un periodo ancora lungo e turbolento. Ai registi del Covid non basterà il “premio di consolazione” dei vaccini. Impensabile, purtroppo, una nuova Norimberga per i crimini commessi: non è all’ordine del giorno, oggi. E se le cose stanno davvero così, non è possibile sperare che l’happy end sia dietro l’angolo.
A che prezzo si uscirà dal tunnel? Qualcuno è in grado di saperlo? L’evoluzione degli eventi potrebbe accelerare, se i cittadini uscissero dal torpore e si mettessero a protestare seriamente? Miraggi: in giro si vedono solo mascherine, e gente in fila per il vaccino. E intorno, l’intero mondo occidentale sembra aver perso l’equilibrio. La sensazione è quella di un caos inaudito, a ogni livello: luci e ombre, con poteri in via di riposizionamento in mezzo alle sciarade (anche pericolose) della geopolitica più spregiudicata. Chi spara sul Draghi di oggi, dipingendolo come inveterato oligarca e malfattore incorreggibile, incarnazione fisiologica del cancro finanziario speculativo, fa abbastanza tenerezza: almeno quanto la tribù del variegato “sovranismo”, da Giorgia Meloni (ora in quota all’Aspen) a Gianluigi Paragone, ottimo giornalista, ma navigato quanto basta – nei panni di politico – per lasciar credere ai nostalgici che sia davvero reversibile, la piega mondialista degli eventi, sotto le stelle che hanno piegato alla religione del Covid persino l’ex ribelle Boris Johnson, già campione della Brexit, ricondotto alla corte di sua maestà il vaccino. Il mondo non è mai stato così piccolo: per chi ancora non l’avesse capito, il tempo concesso alle “piccole patrie” è letteralmente scaduto.
Lo stesso Mario Draghi – che due anni è l’esatto contrario del Draghi di sempre – agisce in piena sintonia col gruppo di Obama, che sovrintende al fantoccio insediato alla Casa Bianca al posto di Donald Trump. Come dire: la partita – quella vera, probabilmente l’unica giocabile – è tutta interna al grande potere. L’altro potere (quello periferico, apparente, appaltato alla politica elettorale) è clinicamente morto con l’avvocato Conte, ma era già abbondantemente in agonia: le privatizzazioni di Prodi, l’irrilevante Berlusconi, il killer Monti. E poi lo yesman Letta, il vacuo Renzi, l’impalpabile Gentiloni. E a parte i premier, giocano nello stesso campionato di fantasmi anche i nano-leader di partito: non uno che, in questi mesi, abbia osato denunciare la truffa inflitta agli italiani. Così anche in Francia, in Germania, negli Usa: praticamente ovunque, in Occidente. Stesse bugie, stesse finzioni più o meno criminali. La stessa ipocrisia: idolatrare la mascherina e fingere che il distanziamento abbia davvero un senso.
Il virus, al contrario, va lasciato “correre”: più crescono i contagi, più la faccenda si riduce a un normale raffreddore. Lo dicono gli specialisti di Great Barrington, tra i maggiori epidemiologi del mondo. Distanziamento? Vale solo per i virus da contatto, come l’Ebola: nel caso del coronavirus serve invece a prolungarne all’infinito la contagiosità. Menzogne colossali: tutto fa brodo, se serve a spingere miliardi di individui verso l’imbuto universale del vaccino “eterno”. Ai piani altissimi, il fatturato dei colossi farmaceutici è chiaramente merce di scambio: vi lasciamo l’osso, ma in compenso usciamo dall’austerity. Tradotto in italiano: giocando di fioretto, arriviamo persino a ritardare le agognate riaperture (fingendo di prestare fede alle scemenze di Speranza) giusto per non screditare in un sol colpo i cantastorie della calamità. Servirebbero anche loro, gli utili idioti, a dar manforte all’ipotetico spettacolo di un’Italia che tornasse a sedere alla pari, al tavolo europeo, salendo addirittura in cattedra. Ma quanto costerà, tutto questo, ai milioni di traumatizzati? E poi: verso quale Reset (green, smart, ultra-digitale) si stanno dirigendo, i “disertori di lusso”, intenzionati – se non oggi, domani – a mettere davvero la parola fine alla farsa sanitaria del millennio?
(Giorgio Cattaneo, 24 aprile 2021).
Fonte: Libre Idee.org