Impronta

Nel 2010 il settimanale Time scelse come persona dell’anno Mark Zuckerberg, spiegando che la missione di Facebook era “domare la folla urlante e trasformare il mondo solitario e antisociale in un mondo amichevole”.
Undici anni dopo, osserva Ian Leslie sul Guardian, questa visione fa sorridere: “Le folle urlanti si scontrano online giorno e notte. Internet collega le persone, ma non crea un sentimento comune, somiglia a una grande macchina per la produzione di antipatia reciproca”.
È possibile che il deteriorarsi del dibattito pubblico abbia subìto un’accelerazione dovuta alla pandemia.
Siamo preoccupati, frustrati e passiamo più tempo chiusi dentro casa.
Le occasioni per interagire con gli altri di persona si sono ridotte.
Il luogo di confronto si è spostato online, dove prevalgono dinamiche che sono spesso fuori dal nostro controllo.
Sembriamo incapaci di ascoltare gli altri e di trovare il modo giusto per essere in disaccordo.
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La deputata democratica statunitense Alexandria Ocasio-Cortez suggerisce di lasciare sempre una via d’uscita alle persone con cui si discute, perché abbiano la possibilità di cambiare idea senza compromettere la loro dignità.
Franco Cassano, sociologo italiano morto a Bari il 23 febbraio, consigliava di compiere il gesto simbolico dello scoprirsi il capo, “impronta ritualizzata del togliersi l’elmo, dell’offrire all’altro la possibilità di colpire esibendo al contempo la fiducia che questi non lo farà”.
Perché, scriveva Cassano, tutti i segni di approccio non ostili “sono costretti a scommettere e a rischiare qualcosa se vogliono essere credibili”.
Questa scommessa può anche essere persa se è o sembra in malafede, se è intempestiva, se non riesce a spezzare la diffidenza e distanza dell’altro. (…).
Ma deporre l’elmo è un gesto unilaterale, una decisione che tenta di sfidare questa chiusura, che tenta di operare una violenza sottilissima, quella di indurre l’altro a fare altrettanto, a relativizzare il suo codice, i suoi idoli, a neutralizzarli individuando una zona franca che porti a rispondere al gesto di fiducia”.
Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale
Fonte: Internazionale.it

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