Illusioni Berlusconiane viste da un ex-Berlusconiano
Un tempo leggevo un blogger che fu, per me, fonte di notevole ispirazione, fin quando non accadde un fatto che lo screditò completamente ai miei occhi e a quelli di molti lettori, compromettendone per sempre la sua credibilità.
E pur tuttavia, sia pure saltuariamente e con minore devozione, per qualche altra volta continuai a leggerlo, fin quando lui stesso non decise di chiudere per sempre, senza per la verità che nessuno lo rimpiangesse.
Questo perché quando si chiude una “storia d’amore” – anche quella tra un blogger e i suoi lettori, a suo modo, lo è (e non dico che sia un bene, a volte è anche un male) – difficilmente si ha il coraggio di troncare in maniera netta. A volte i residui di come sarebbe andata a finire se le cose fossero andate diversamente, se il partner fosse stato diverso e non ti avesse deluso, permangono.
E’ con questo spirito che assisto alle elezioni del Presidente della Repubblica. Di per sé, so benissimo che non cambieranno le sorti della politica italiana. Sia perché troppi fattori condizionano l’operato dei politici italiani, da quelli più potenti al capocontrada di paese, sia perché questo è un paese che non può salvarsi con le regole di questa democrazia. Occorrerebbe che tutti i partiti si mettessero assieme e fossero d’accordo sulle cose da fare. Ma questo richiederebbe a sua volta la voglia di salvare davvero questo paese e che la concordia sia sostenuta quantomeno dall’80-90% degli aventi diritto al voto. Auguri.
Quindi so benissimo che l’elezione del presidente della Repubblica è praticamente ininfluente. Eppure l’istinto a preferire alcuni invece di altri c’è. La speranza, sottilissima, appesa ad un filo di nylon, che con il nome giusto le cose cambino o quantomeno migliorino, qualche volta mi assale. Non è che quando nel 2018 dissi ai miei lettori che avrei votato Casapound, fossi così fesso da credere davvero che quel minuscolo partito avrebbe cambiato le cose: in realtà fu il rigurgito disperato di una soluzione democratica dei nostri problemi. Ovviamente disillusa. Di questi tempi, la speranza (anche senza l’articolo “la”) è una truffa.
A tal proposito, fare pronostici non sarebbe prudente, il rischio di figuracce sarebbe altissimo. Si può però almeno rivendicare il diritto di non farli, di non scommettere. Del resto, se uno avesse la certezza che scommettendo 100.000 euro, il giorno dopo ne vincesse 200.000, sarebbe stupido a non scommettere. Ma sarebbe stupido a scommettere se la sua certezza non fosse fondata su basi solide come il granito. Per esempio, io oggi non solo non scommetterei 100.000 euro su Draghi Presidente della Repubblica, ma neanche 100 euro. Draghi è un nome che elettoralmente conviene a pochi: chiunque lo votasse, suffragherebbe la sua fine elettorale e tra un anno ci sono, appunto, le elezioni. Mentre – e io una cinquantina di euro su di lui la metterei – prende quota il nome di Berlusconi. Inaspettatamente, perché l’uomo è, da anni, in declino sia personale che politico. E a tal proposito, se abbiamo appena detto che fare pronostici sarebbe azzardato, non lo è chiedersi cosa accadrebbe se venisse eletto.
Berlusconi – che per la verità si offenderebbe di questo paragone – in Italia, è stato Trump prima di Trump. Personaggio politicamente scorretto, raccontatore di barzellette spinte, una grande ricchezza personale ottenuta attraverso indiscusse qualità personali e professionali, miste a qualche colpo di mano di dubbia origine, divisivo come forse nessuno nella storia di questo paese prima di lui. Da qualche anno invece abbiamo assistito ad una inversione a U che lascia esterrefatto chiunque abbia creduto in lui: politicamente corretto, allineato alla narrazione covid, sostenitore delle famiglie omosessuali, l’agnello allattato e altre cose che fanno strabuzzare gli occhi a chiunque abbia ammirato il Berlusconi del massimo fulgore. Molti sostengono che sia tutta una recita, sia per non essere aggredito sul piano personale e aziendale, sia perché un profilo unitivo, conciliante, potrebbe appunto aprirgli le porte del Quirinale, se gli uscieri ci cascano. E può darsi che la sensazione sia giusta. Ma a quel punto, se davvero lui sta fingendo di essere nel sistema per poi strappare, vorrebbe dire che Berlusconi, una volta Presidente, ritornerebbe quello di prima. Fattibile? Non so. Difficile sicuramente.
Intendiamoci, se venisse eletto presidente della Repubblica, disporrebbe di poteri istituzionali che, come presidente del consiglio, lui che con quei poteri ci si è rotto il naso, si è sempre sognati. Avrebbe il potere di bocciare le leggi a lui sgradite o quantomeno di rallentarne enormemente il percorso di approvazione, potrebbe nominare giudici della corte Costituzionale. Insomma farebbe tutto ciò che gli veniva fatto contro quando governava.
Di contro, il guaio è che i veri poteri che eterodirigono questo paese, sovrintendono le istituzioni. Quelli che oggi comandano in questo paese sono giornali e mercati. E un Berlusconi formato tempi d’oro vedrebbe i mercati, la grande stampa e la magistratura aggredirlo come ai vecchi tempi, sebbene la credibilità oggi della giustizia si sia quantomeno dimezzata.
Insomma, il Cavaliere sarebbe il pilota di una macchina che tuttavia potrebbe poco o nulla contro tempeste finanziarie e mediatiche, facendo dunque venire meno l’utilità di andare al Quirinale e la speranza che con lui lì le cose cambino. Perché in questi trent’anni non è che Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella fossero chissà quanto potenti. Semplicemente, operavano in linea con le indicazioni di quei poteri che li hanno messi lì. E un Berlusconi che agisse contro quei poteri, non godrebbe più della stessa stampa che ha trasformato la figura del PDR in una sorta di papa laico, con toni degni di una monarchia orientale.
Sostenere Berlusconi immaginando che una volta disponendo di pieni poteri, ritorni quello di una volta è un po’ come vedere una ex-partner con cui hai avuto un rapporto intenso e che ti ha deluso profondamente e che però diventa famosa. Tutto ad un tratto ti chiedi cosa ne sarebbe stato se foste rimasti assieme, magari rosichi pensando che se ti fossi tirato un pizzico sulla pancia, forse oggi godresti della sua fama. Ma si tratta di suggestioni stupide. Sia perché nulla garantisce che la storia non sarebbe finita ugualmente male, sia perché le cause che l’hanno fatto finire sono ancora lì. Anche quelle di cui non ha colpe. I poteri che lo hanno disarcionato sono più forti che mai.
Poi per carità, magari ci ritroveremo Draghi Presidente oppure qualche altro Carneade figlio del centrosinistra – perché pare ormai una consuetudine costituzionale che un presidente della Repubblica non possa che essere di sinistra – e questo dunque si sarà rivelato un articolo completamente inutile.
FRANCO MARINO
Fonte: Il Detonatore.it