Il video della mamma che abbandona il suo neonato ad Aprilia, diffuso dai TG, è la morte dell’etica del giornalismo
Firmiamo moduli su moduli sulla privacy, nella consapevolezza che ciò che riguarda la nostra persona non debba essere spiattellato ai quattro venti. Giusto? Probabile, ma sembra che sia solo un concetto teorico relegato al rispetto talvolta maniacale (basta firmare una serie infinita di carte) di una Legge, nulla di più. Perché poi non ci vuole...
“È la stampa bellezza e tu non ci puoi fare niente… niente!” diceva uno strepitoso Humphrey Bogart in “L’ultima minaccia”, uno dei film cult sul giornalismo. Da allora (anno 1952) di acqua sotto i ponti ne è passata e quella, alla luce dei codici deontologici di cui i vari Paesi si sono nel tempo dotati, non può essere più letta come una verità assoluta (anche se il film racconta molto altro). La storia del servizio del TG1 sulla donna che ha abbandonato il suo bebè all’ingresso di un ospedale è di una crudeltà assurda
@nenovbrothers/123rf
Firmiamo moduli su moduli sulla privacy, nella consapevolezza che ciò che riguarda la nostra persona non debba essere spiattellato ai quattro venti. Giusto? Probabile, ma sembra che sia solo un concetto teorico relegato al rispetto talvolta maniacale (basta firmare una serie infinita di carte) di una Legge, nulla di più. Perché poi non ci vuole niente perché scatti la molla contraria, che fa dire addio ad ogni codice deontologico, e quella privacy se ne va alle ortiche, complici l’ignoranza di ciò che
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