Il D’Alema che non ti aspetti: «La Meloni? È la rivincita della politica sulla società civile»
«Timeo Danaos et dona ferentes» («temo i Greci anche quando portano doni»). Certo, è alquanto esagerato scomodare Virgilio e l’Eneide. Ma la frase pronunciata da Laooconte alla vista del cavallo di legno sulla spiaggia di Troia ben s’attaglia alle lodi tributate da Massimo D’Alema a Giorgia Meloni. L’impensabile è accaduto durante la trasmissione di Agorà, su RaiTre, con ospite – appunto – il Baffino della sinistra. «Giorgia Meloni – ha esordito – è una donna capace, robusta politicamente, rappresenta molto più di altri quel mondo della politica che è stato così disprezzato e si è preso una rivincita». Parole inequivocabili, in cui – per altro – c’è il D’Alema vero, quello che crede nel primato della politica e che ha sempre guardato con aria inorridita i prestiti di personale umano provenienti dalla cosiddetta società civile.
Così D’Alema ad Agorà
«Meloni – ha ricordato ancora l’ex leader Ds – era la segretaria del movimento giovanile del suo partito. È una donna che ha fatto politica e che ha fatto della politica una scelta di vita, io queste cose le apprezzo. Il paradosso – ha aggiunto – è che dopo tanto nuovismo noi ci ritroviamo al governo il partito più novecentesco che c’è. Certo, la tradizione del Novecento rappresentata da Fratelli d’Italia a me non piace, è l’altra rispetto alla nostra, però…». Ed è proprio quel «però» a cantare come una serenata. E sì, perché rende bene l’idea del disagio che D’Alema (ma non solo lui) vive nella barricata opposta a quella di Fratelli d’Italia.
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