Governo-sindacati, cambio di passo: Meloni scommette sulla condivisione di impegno
Cambio di passo registrato nell’incontro tra Governo e sindacati: la Meloni punta su una scommessa comune per un piano industriale all’insegna della produttività e di una corretta distribuzione dei frutti a scommessa vinta. Il modello della concertazione ha attraversato, in Italia, fasi diverse. Dalle prime esperienze, sancite con la “svolta dell’Eur” (febbraio 1978) – allorquando Cgil-Cisl-Uil avvallarono la cosiddetta politica dei sacrifici –. Al mancato accordo unitario sulla sterilizzazione parziale della scala mobile (14 febbraio 1984). Fino alle pratiche concertative, volte a governare consensualmente le trasformazioni imposte dall’UE, si può dire che, a partire dagli Anni Novanta, la storia delle relazioni sindacali è stata punteggiata da numerosi accordi finalizzati a definire procedure e metodi relativi alla concertazione.
Riflessioni e commenti sull’incontro del governo Meloni coi sindacati
Un continuo stop and go, sulla linea di accordi specifici (costo del lavoro. Scala mobile. Politica dei redditi. Blocco della contrattazione articolata. Pensioni. Mercato del lavoro. Welfare), che non sono però mai approdati a definire chiare ed organiche forme di concertazione sociale, in grado di affrontare “strutturalmente” il rapporto tra le parti sociali ed il Governo. Con il risultato, a partire dal Governo Monti, per poi arrivare a quello presieduto da Mario Draghi, di favorire forme tecnocratiche, ben lontane dalla concertazione sociale. In questo ambito oltre la mera consultazione (secondo lo schema ascolto/registrazione delle proposte) non si è andati.
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