Glifosato, marcia indietro del comune: sì al diserbo chimico per le erbacce infestanti. Ambientalisti preoccupati

Giugno 2015, a Palazzo dei Priori siede il sindaco Leonardo Michelini, imprenditore e proprietario di un famoso vivaio cittadino. Uno con il pollice verde, si direbbe. Altrettanto esperto in materia è il suo assessore all’Ambiente, Andrea Vannini, docente di Agraria all’Unitus. È un periodo particolare, sui social – assieme a quelle sull’olio di palma – sono nate le prime polemiche sull’utilizzo da parte delle amministrazioni comunali del glifosato, al tempo considerato ottimo per il diserbo delle erbacce infestanti. L’Airc, sulla scorta di uno studio poi ritrattato, considera il prodotto come “probabilmente cancerogeno”. 

Anche l’amministrazione Michelini, come tutte quelle d’Italia, utilizza il glifosato ma, a fronte delle proteste di Legambiente, decide di fermarsi. Vannini scrive alla Viterbo Ambiente raccomandando l’uso di molecole naturali o metodi  alternativi, come quelli  fisici a base di vapore. “Per quanto riguarda le molecole naturali  – disse l’assessore – richiederò  l’uso di prodotti a base di acido pelargonico, molecola naturale estratta da piante come il geranio o il cardo. Si tratta di un disseccante (non erbicida) con efficacia inferiore agli erbicidi, in quanto non sistemico nella pianta, ma comunque

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