Cosa ci fa il Ddt nei nostri capelli se è vietato dal 1978?
Tracce di pesticidi tra i miei capelli, nonostante io non abiti e non abbia mai vissuto in aree rurali. La notizia mi arriva tramite l’ong francese Pollinis, che mi ha testata nel giugno scorso insieme a 30 europarlamentari e ad altre 13 persone tra giornalisti e scienziati. Nel mio organismo sono state ritrovate tracce di Dde, un metabolita del pesticida Ddt. In sostanza si tratta di una molecola frutto della degradazione del pericoloso pesticida che era stato messo al bando alla fine degli anni ’70 dopo che per anni le aziende agrochimiche lo avevano rivenduto come “prodotto sicuro”. Come è possibile questa contaminazione del mio corpo se nel 1978, anno dell’interdizione del Ddt non ero neppure nata?
Nel giugno scorso l’organizzazione non governativa Pollinis, specializzata nella tutela degli impollinatori e più in generale della biodiversità, si era presentata al Parlamento europeo invitando deputate/i di diversi gruppi politici a prestarsi ad un test dei capelli, in grado di rilevare la presenza di 62 pesticidi. La possibilità è stata offerta anche a giornalisti e scienziati presenti a Bruxelles. Senza far troppo caso allo stile di coiffure, ne ho approfittato e mi sono fatta tagliare i tre centimetri di capelli necessari a rilevare un’esposizione fino ai tre mesi che precedono il test. I campioni vengono spediti al Laboratoire IRES – Kudzu Science di Strasburgo, in Francia, per verificare la presenza dei pesticidi e le relative quantità.
I campioni sono stati resi anonimi, ma attraverso un codice ricevuto al momento del test ciascuno a potuto
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