Cosa c’è di nuovo nel caso di Emanuela Orlandi?
La sparizione di Emanuela Orlandi è una di quelle storie destinate a far parlare di sé per sempre. Bastano 108 battute (spazi inclusi, nemmeno due righe secondo gli standard editoriali) per capire il perché: 22 giugno 1983, una ragazza di 15 anni, cittadina vaticana, sparisce nel nulla e poi nessuno la ritrova più.
Se vogliamo aggiungere qualcosa, a ulteriore spiegazione del rumore che a quarant’anni dai fatti continua a fare la vicenda, basta citare i nomi dei soggetti chiamati in causa nel tempo: la Città del Vaticano, la Repubblica Italiana, l’Istituto per le opere di religione, il Banco Ambrosiano, i servizi segreti di almeno una dozzina di paesi diversi, la banda della Magliana e un numero difficilmente precisabile di organizzazioni terroristiche internazionali. Inevitabile dunque la serie sterminata di inchieste giornalistiche, ricostruzioni storiche, libri, film, documentari, podcast, racconti, tesi, opinioni, pensieri e retroscena che hanno attraversato quattro decenni di storia senza arrivare mai ad alcuno sbocco concreto.
Il mistero, insomma, c’è. E dove c’è un mistero c’è quasi sempre dibattito infinito. E la situazione si intreccia, gli elementi si sommano tra di loro,
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