Comfort food: qual è il meccanismo profondo (e involontario) alla base dei cibi che ci consolano
I cibi evocano ricordi preziosi che magari, a livello cosciente, pensavamo di aver perso: è l’effetto della memoria sensoriale, che agisce a un livello molto più profondo rispetto alla memoria cosciente
Perché il cibo ha una valenza “confortante” nella nostra vita? Perché il nostro cervello è in grado di associare a determinati sapori o profumi (di pietanze, ma non solo) ricordi specifici, che vengono evocati non appena i nostri sensi tornano in contatto con quei sapori o quegli odori?
Non si tratta solo di una nostra impressione priva di fondamento: esistono prove scientifiche della presenza di alcuni processi neuronali che collegano il ricordo di esperienze pregresse alla percezione di stimoli sensoriali, grazie al lavoro svolto da due importanti strutture cerebrali, la corteccia insulare e l’amigdala.
Queste strutture hanno una funzione importante durante la formazione dei ricordi e sono state associate alle differenze nell’apprendimento indotte dai diversi gradi di emozione durante la formazione della memoria del gusto/odore, sia avversiva che appetitiva o quando gusto e odore sono combinati e/o potenziati.
Quindi, anche se abbiamo perso il ricordo
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