Bochicchio, chi era il broker dei vip: i soldi del «generone» e i guai giudiziari
Timori per il rimborso delle decine di milioni di euro affidati dal’ex allenatore dell’Inter Antonio Conte (24 milioni), Marcello Lippi e suo figlio Davide, i calciatori El Shaarawy e Evra, l’ambasciatore in Gran Bretagna Raffaele Trombetta, o tanti imprenditori del «generone» romano
C’erano quelli che gli avevano fatto causa a Londra o che erano parti lese in Tribunale a Roma nel processo per abusivismo finanziario, perché gli avevano affidato leciti guadagni come l’ex allenatore dell’Inter Antonio Conte (24 milioni), l’ex allenatore della nazionale Marcello Lippi e suo figlio Davide, i calciatori El Shaarawy e Evra, l’ambasciatore in Gran Bretagna, Raffaele Trombetta, o tanti imprenditori del «generone» romano acquartierato al Circolo Aniene del presidente Coni Giovanni Malagò.
Quei clienti col «tallone d’Achille» dei capitali nascosti al Fisco
E c’erano invece altri che non avevano potuto fare causa a Massimo Bochicchio, morto oggi in un tragico incidente stradale alla vigilia del processo, perché, come ironizzava intercettato il 28 luglio 2020, «c’hanno un tallone d’Achille»: gli avevano cioè affidato capitali esteri nascosti al Fisco. Come i sei clienti i cui movimentati capitali erano costati nel febbraio 2021 a Bochicchio il sequestro dal gip milanese Chiara Valori delle case di Cortina e Roma, e di opere d’arte come un vaso di Picasso o quadri di Balla e Schifano. Cosí, mentre a Milano i pm Romanelli-Filippini-Polizzi cercavano di raccapezzarsi nel «centinaio di clienti» dai quali Bochicchio, a fronte della golosa promessa di rendimenti anche del 10 per cento, aveva «ricevuto 300 milioni sul fondo Tiber e almeno altri 200 milioni sulla società Kidman» fatta passare con carte false per una entità mascherata del colosso bancario Hsbc, Bochicchio aveva iniziato una peregrinazione in giro per il mondo, interrotta nel luglio 2021 da una sorta di mezza costituzione-mezzo arresto in un suo scalo aereo a Giacarta, che aveva messo fine a cinque mesi di latitanza di lusso tra Messico, Dubai, Hong Kong e Singapore.
L’archiviazione milanese sulla corruzione dei diritti tv
Tre mesi fa il versante milanese si era risolto per lui positivamente con l’archiviazione dell’ipotesi di corruzione (insieme a Malagó, al banchiere Gaetano Micciché e all’ad Sky Andrea Zappia) per il travagliato iter dei diritti tv del calcio italiano assegnati nel 2018 per 973 milioni dalla Lega Calcio a Sky dopo la rescissione dell’iniziale contratto a MediaPro. Ma ora con la morte di Bochicchio non si saprà mai più se le articolazioni della Hsbc fossero state millantate da Bochicchio ai suoi clienti come sponda in realtà inesistente; oppure se il nocciolo del rebus fosse la reale natura dei suoi rapporti con il franco-libanese n.3 della seconda più grande banca del mondo, Samir Assaf, ex candidato alla Banca centrale del Libano, nel 2020 a fianco del presidente Macron nella delegazione francese a Beirut.
I quesiti sul rimborso dei capitali
E quanti avevano affidato a Bochicchio i propri soldi ora avranno postuma — solo dal tempo nel processo romano che proprio lunedì ha in agenda una udienza — la risposta alla domanda se concreta o velleitaria fosse anche la complicata operazione di rientro dei soldi dall’estero che Bochicchio giurava di stare organizzando d’intesa con i magistrati romani, promettendo di restituire alle parti civili sino al 90 per cento dei loro capitali, e asserendo che al rientro almeno dei primi 150 milioni mancasse soltanto attendere lo smobilizzo allo scadere delle vorticose operazioni finanziarie che aveva montato in mezzo mondo.
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