Assistenti digitali, quali rischi per la privacy? 7 consigli per evitarli

Gli assistenti virtuali rispettano la privacy? Ecco cosa dice l’Authority per la protezione dei dati personali

Oggi si parla molto di Chat GPT e dei chatbot, un software che simula ed elabora le conversazioni umane permettendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale. Prima c’erano solo gli assistenti virtuali di Google e Amazon, come Alexa e Siri, con cui ogni giorno dialoghiamo nelle nostre case chiedendo qualsiasi cosa e che rendono la nostra abitazione smart a 360 gradi.

Ma gli assistenti virtuali rispettano la privacy? A dare la sua visione proprio l’Authority per la protezione dei dati personali che ha lanciato una campagna di comunicazione istituzionale finalizzata a promuovere i temi della protezione dei dati, della privacy e dell’educazione digitale.

Con il titolo “Finalmente un po’ di privacy” la campagna segue una narrazione in cui il Garante, impersonato da un attore, interviene in diverse situazioni quotidiane in aiuto alle persone che vedono insidiata la propria privacy e i propri dati personali.

Dall’uso delle app alle frodi digitali, dal cyberbullismo al revenge porn, dal telemarketing selvaggio agli assistenti digitali, dai dati sanitari alla profilazione e all’uso delle password,


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