Altro che anti-casta: così con Fico la Camera si è tenuta il suo “tesoro”. Crimi e Taverna ringraziano

Tagliati i deputati, i costi della Camera sono rimasti di fatto invariati. Con il risultato che la riforma tanto voluta da grillini per sforbiciare il peso della “casta” sulle spalle dei contribuenti si è risolta solo in una riduzione della rappresentanza dei cittadini incarnata dai deputati. L’ennesimo tradimento dei proclami grillini si trova nel Bilancio […] L'articolo Altro che anti-casta: così con Fico la Camera si è tenuta il suo “tesoro”. Crimi e Taverna ringraziano sembra essere il primo su Secolo d'Italia.

Tagliati i deputati, i costi della Camera sono rimasti di fatto invariati. Con il risultato che la riforma tanto voluta da grillini per sforbiciare il peso della “casta” sulle spalle dei contribuenti si è risolta solo in una riduzione della rappresentanza dei cittadini incarnata dai deputati. L’ennesimo tradimento dei proclami grillini si trova nel Bilancio deliberato dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio, sotto la presidenza Fico: la previsione pluriennale lascia, infatti, invariata la dotazione e la Camera continuerà a percepire 943 milioni di euro anche per il 2023 e il 2024, sebbene i deputati eletti siano 230 in meno.

La denuncia: «Meno deputati, ma il costo della Camera è uguale»

A far emergere il caso è oggi Francesco Verderami sul Corriere della Sera, con un pezzo intitolato «La Camera “ricca”. Meno deputati, ma il costo è uguale». Nel sommario poi si nota che «con i fondi anche i contratti di Crimi e Taverna». Insomma, scrive Verderami, i grillini «da casti si sono trasformati in “casta”». Più che una notizia, l’ennesima conferma. Dopo aver ricordato i proclami pentastellati dell’insediamento di cinque anni fa, sul fatto che «l’epoca dei privilegi è finita», l’articolo ricostruisce come l’approvazione della previsione pluriennale sia arrivata il 13 luglio, quando ormai era chiaro che «il governo Draghi stava per entrare in crisi». In quel documento si deliberava che la dotazione sarebbe rimasta uguale, «ma il vero capolavoro si cela dietro un’altra voce», visto che le indennità dei parlamentari andavano per forza tagliate e, infatti, sono scese dai 145 milioni del 2022 ai 93 milioni del 2024.

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