Agostino Abbagnale: «Quando a 22 anni, dopo l’oro di Seoul, ho avuto una trombosi»
Cosa ha provato in quel momento?
«Anche se inizialmente non avevo bene idea di cosa questo evento potesse comportare, mi è caduto il mondo addosso. Ero giovanissimo e dopo aver raggiunto ciò che tanto sognavo e per il quale avevo lavorato duramente volevo continuare a crescere ma credevo che la trombosi avesse spazzato via ogni possibilità».
Anche perché smise con l’attività agonistica
«Sì. Dopo aver superato la trombosi ho iniziato un trattamento farmacologico anticoagulante a lungo termine per evitare che ricapitasse. Assumere quei farmaci porta ad una maggiore probabilità di avere emorragie, che aumenta ulteriormente se si praticano attività che espongono a traumi fisici. Nel canottaggio non c’è questo rischio ma all’epoca non esisteva ancora in Italia da parte della medicina una posizione ufficiale rispetto a questo tipo di terapia in relazione allo sport, così la Commissione Medica Olimpica Italiana, riunitasi per discutere il mio caso, decise che non c’erano i presupposti per darmi il consenso alla pratica agonistica. Ho dovuto quindi smettere
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