Suicidio assistito: Mario ha ricevuto il farmaco e la strumentazione
Il 44enne è il primo italiano che ha potuto legalmente scegliere l’opzione dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Alle 17 la conferenza stampa dell’Associazione Coscioni
Il momento è arrivato. Per Mario ora c’è sia il farmaco che lo strumento per somministrarlo. L’uomo che per quasi due anni ha lottato per ottenere il diritto di morire con il suicidio assistito può andarsene da questo mondo oggi stesso, se vuole. O forse lo ha già fatto. È il primo in Italia. L’Associazione Coscioni, che da sempre segue il suo caso, ha convocato per oggi pomeriggio una conferenza stampa senza specificare l’argomento di cui si parlerà. È probabile che sia proprio questo: l’annuncio della morte imminente oppure avvenuta di Mario.
Mario, che non si chiama così, ma che abbiamo imparato a conoscere con questo nome, aveva deciso di andare in Svizzera a morire nell’agosto 2020, perché tetraplegico da circa 10 anni per un incidente stradale. Ma poco prima di partire si era invece convinto di provare la via del suicidio medicalmente assistito, con l’assistenza, appunto, dell’Associazione Coscioni. Ci sono voluti 13 mesi per ottenere le visite mediche, che dovevano stabilire se aveva oppure no i requisiti per accedere alla dolce morte. Altri mesi ancora — tutto con l’aggiunta di denunce penali, ricorsi, diffide — per avere l’ok sul tipo di farmaco che lo avrebbe addormentato per sempre e sulle modalità della somministrazione.
Nel suicidio assistito la persona che vuole morire deve azionare da sé il meccanismo che infonde la pozione letale, non è possibile che lo faccia una persona terza perché altrimenti si tratterebbe di eutanasia, vietata nel nostro Paese. Mario, con sforzi inenarrabili, riusciva a malapena a sollevare il braccio destro, muovendo il mignolo della mano. E proprio quel piccolo movimento è il suo legame tra la vita e la morte.
Nei giorni scorsi l’Associazione Coscioni aveva avviato una raccolta fondi per sostenerlo economicamente con i 5mila euro
che servivano per l’acquisto del farmaco e della strumentazione, costi non sostenibili dallo Stato perché non abbiamo una legge sul suicidio assistito. Nel giro di poche ore sono stati raggiunti molti più dei 5mila euro che servivano e lui ha fatto sapere: «Grazie a tutti per aver coperto le spese del “mio” aggeggio, che poi lascerò a disposizione dell’Associazione Coscioni per chi ne avrà bisogno dopo di me. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere». Quando aveva ottenuto il farmaco aveva detto: «Ho fatto la rivoluzione stando fermo nel letto».