Sardegna, le 48 ore nella grotta dello speleologo ferito: per salvarlo esplosivi e 90 soccorritori

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di Alberto Pinna

L’uomo, un cagliaritano di 30 anni, si era fatto male a 180 metri di profondità: all’opera i «disistruttori» che hanno dovuto allargare i pertugi per far passare la barella. È stato recuperato all’alba. I mezzi di recupero arrivati da tutta Italia

CAGLIARI Per tirare fuori uno speleologo infortunato a 180 metri sotto terra in una grotta di Urzulei (Sardegna sudorientale) novanta persone hanno lavorato per due giorni, tecnici specializzati hanno aperto varchi con mini cariche di esplosivo nei quali sono riusciti infine a far passare una barella con il ferito. All’alba salvataggio concluso: A.P., cagliaritano 30 anni, è stato issato su un elicottero e trasportato all’ospedale. Non è mai stato in pericolo di vita, è scivolato, s
i è fratturato una gamba, ma la configurazione della grotta ha reso necessaria la mobilitazione di un imponente apparato del Cnsas (Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico).

I soccorritori

Le squadre di soccorritori sono arrivate da mezza Italia: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Campania, Lazio e Umbria. Sono state trasportate in Sardegna da un elicottero militare partito dalla base di Pratica di mare. Un lavoro delicato soprattutto per i «disistruttori», gli specialisti che hanno lavorato per allargare gli spazi ristretti della grotta e nel dosare piccole quantità di esplosivo utilizzate per provocare cedimenti controllati delle pareti rocciose.

L’incidente

A.P. si era calato domenica mattina insieme a cinque compagni, tutti sardi, nella grotta S’Edera, che fa parte di un complesso di cavità naturali per le quali l’Ogliastra attira, soprattutto in primavera, migliaia di speleologi ed escursionisti, affascinati anche dalla fama misteriosa della gole della valle del Flumineddu, che confluisce nel bacino del Flumendosa. Da una parte la Barbagia e il Supramonte di Orgosolo, dall’altra le meraviglie della natura che si spingono fino al Golgo e alla cale Luna, Mariolu e Goloritzè. «Difficile trovare un escursionista che non conosca queste zone», nota Matteo Martedì, presidente del Cai Sardegna, «e che non abbia provato l’emozione della vedute dal nuraghe Perd’e balla e dei monumenti funerari di S’Arena-Fennau», poco noti ai circuiti turistici tradizionali. L’infortunio poche ore dopo l’ingresso nella grotta, 500 metri oltre l’imboccatura in un anfratto noto come Pozzo della Piccola Marmitta. Una banale scivolata, ma è stato subito chiaro ai compagni che A.P. non sarebbe stato in grado di proseguire né di ritornare indietro.

L’allarme

Due escursionisti sono ritornati indietro e hanno attivato i soccorsi, gli altri sono rimasti accanto allo speleologo, che non è mai rimasto solo. A suo fianco si sono alternate squadre con medici e infermieri; alla gamba è stata applicata una «stecca» per assicurare la rigidità. Già domenica sera erano al lavoro i quattro «disistruttori» che hanno rimosso le pareti più anguste e lunedì è cominciato il trasferimento dello speleologo infortunato. Pochi metri alla volta, con soste prolungate sotto una piccola tenda. Gli ultimi duecento metri sono stati percorsi nella notte. Alle 5,30 il recupero si è concluso e poche ore dopo il campo base che ha coordinato gli interventi è stato smobilitato.

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