Terremoto Irpinia, 43 anni dopo: lo storico discorso di Pertini che mobilitò l’Italia intera (e i soccorsi che non arrivavano)

Erano le 19.34 di domenica 23 novembre 1980 quando una scossa di 90 secondi del 10° grado della scala Mercalli colpì queste zone, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, interessando un’area di 17mila chilometri quadrati. I numeri del disastro furono terribili: 280mila sfollati, 8.848 feriti e, secondo...

Quasi 3mila morti, 280mila sfollati, interi paesi andati distrutti: il terremoto dell’Irpinia del 1980, con la sua magnitudo di 6,9, portò la devastazione più totale tra la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Una delle peggiori calamità che l’Italia abbia mai conosciuto nel secolo scorso e di cui ancora oggi si portano i segni.

Erano le 19.34 di domenica 23 novembre 1980 quando una scossa di 90 secondi del 10° grado della scala Mercalli colpì queste zone, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, interessando un’area di 17mila chilometri quadrati.

I numeri del disastro furono terribili: 280mila sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime, 2.914 morti. Secondo l’Ufficio del Commissario Straordinario, dei 679 comuni appartenenti alle otto aree interessate dal terremoto (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), ben 506 (il 74%) furono danneggiati.

Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci – disse due giorni dopo Sandro Pertini, allora presidente della Repubblica. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”.


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