Vagnato, il tiktoker a San Pietro con Blanco per parlare ai giovani: «Questo Papa è sfacciato»
Vagnato, 21 anni, sarà in Vaticano con Blanco, Matteo Romano e Andrea Delogu per intrattenere 57 mila adolescenti italiani che arriveranno a Roma, in piazza San Pietro, per incontrare Papa Francesco nel lunedì dell’angelo.
«Sul palco, il 17 aprile, porteremo la paura di sbagliare dei giovani ma anche quella di non farcela, peraltro dopo due anni devastanti in casa per il Covid. La verità è che siamo diventati tutti più insicuri, non abbiamo più potuto continuare a vivere». A parlare a Open è Gabriele Vagnato, 21 anni tiktoker, che, insieme ad Andrea Delogu, intratterrà 57 mila adolescenti italiani che arriveranno a Roma, in piazza San Pietro, per incontrare Papa Francesco. Sarà il primo incontro del Pontefice in Vaticano con i ragazzi dopo una lunga sosta dovuta alla pandemia. Con lui ci saranno anche Blanco e Matteo Romano. «Scegliere Blanco, e non ad esempio Massimo Ranieri, giusto per citare un cantante molto amato dalla vecchia generazione, significa voler parlare ai giovani, questo è lo specchio della società. Apprezziamo questo tipo di apertura anche da parte della chiesa spesso definita come un qualcosa di vecchio». Vagnato, classe 2001, si definisce credente e grande fan di Papa Francesco: «Mi ha fatto morire dal ridere nell’intervista con Fazio. Lui è quasi sfacciato, dice le cose come stanno, parla senza filtri, osserva il mondo attuale». Una responsabilità, quella di condurre una giornata così importante che lo fa “tremare”, nonostante i suoi 5 milioni di followers complessivi (3,7 milioni su TikTok e 1,1 milione su Instagram oltre a 767 mila iscritti al suo canale YouTube): «Non mi sento pronto e spero di fare meno errori possibili», ci ha confessato. L’ansia, insomma, si fa sentire eccome.
Il lockdown, l’ansia e il Covid
A proposito di ansia, tra l’altro, Vagnato, così come tantissimi ragazzi in Italia, ha superato un momento molto difficile, quello del lockdown, chiuso in casa: «Ho avuto certamente ansia e attacchi di panico ma non ho mai fatto ricorso a medicinali, non ero arrivato per fortuna a quel livello. Durante la scorsa estate avevo fobie, non riuscivo a stare in mezzo alla gente. Stare chiusi in casa l’ho vissuto come un peso gigantesco, la prima quarantena è stata davvero pesantissima». Non ha mai pensato di andare da uno psicologo solo perché «è riuscito a parlarne con le persone che gli sono più vicine», come la fidanzata Michela, con cui convive a Milano. «Per tutti gli altri, ed è un tema che ho affrontato, mi chiedo: come dovrebbe fare una famiglia a sostenere un figlio che vuole andare dallo psicologo e che si trova costretto a spendere almeno 240 euro al mese con uno stipendio da 1.500?». Lui, per fortuna, con gli anni è riuscito a trasformare una passione in un lavoro: non si definisce influencer ma creator e di questo lavoro ci campa. Spiegarlo alla famiglia, invece, non è stato affatto facile. «Mia nonna fa finta di capire cosa faccio, quella di Michela no, pensava addirittura facessi dei video porno. “Non è che va con altre ragazze?”, le ha detto». Vagnato ha capito di voler fare il “comico” a 13 anni quando ha cominciato a fare sketch comici davanti ai parenti, a casa; presto è arrivata la popolarità fino alla decisione, due anni fa, di trasferirsi a Milano a soli 19 anni.
Il fuorisede Vagnato
E il rapporto con Milano non è stato sempre idilliaco. «Triste e stretta», la definisce lui, ironicamente. «Mi piace smontare gli stereotipi. In realtà io che non ero abituato a vivere fuori da casa, mi sono ritrovato in una città nuova, gigantesca come Milano. Mi sentivo fuori luogo, un fuorisede insomma». Nato in Piemonte, ad Asti, ha sempre vissuto a Catanzaro, in Calabria che sente ancora «casa». E l’accento non lo tradisce. «Stavo facendo il grande errore di “milanesizzarmi”, con modi di dire a abitudini che tutti usano per sentirsi “fighi” in questa città. Poi ho capito che non dovevo fare così. E che la domenica non potevo di certo rinunciare alla pasta al forno. Oggi, però, qualcuno mi spieghi cos’è davvero la Fashion Week, ancora non l’ho capito». Ma la sfida più grande è stata quella di trovare casa: chi mai avrebbe creduto che un ragazzo così giovane, a 19 anni, potesse permettersi una casa tutto da solo a prezzi peraltro folli? E soprattutto con quali garanzie? «Un agente immobiliare una volta mi disse: “Io non conosco i creator, non ho nemmeno la tv, mi servono garanzie. Che lavoro fai? Sei un dipendente o uno studente?”». E Gabriele si è trovato spiazzato. Con il lavoro che fa – «la nuova frontiera del lavoro», la definisce lui – cercare casa non è stato semplice. Certo, il bilocale costava 1.500 euro al mese ed era «un furto». Infatti, alla fine ha trovato alloggio da un’amica calabrese. «Chi studia e non lavora come dovrebbe pagarsi un affitto a Milano?», si chiede oggi lui.
Gli insulti
Fare il creator, dunque, non è un gioco da ragazzi, serve programmazione e impegno. E ogni tanto arrivano anche degli insulti: Gabriele, ad esempio, in qualche caso è stato insultato per la voce. «”Ma che voce hai? Sembra quella di Paperino, di Topolino. Ma ti sei mangiato l’elio?”, mi dicevano. All’inizio in effetti ci restavo male e dicevo a me stesso: “Io non posso farci niente, è la mia voce, che faccio? Vado dal logopedista?”. Ora, invece, non ci faccio più caso». Con la sua voce, Vagnato quest’anno è andato anche a Sanremo nei panni dell’inviato speciale per TikTok, dove ha incontrato Andrea Delogu che poi l’ha coinvolto come ospite fisso nel programma Tonica. Infine, è stato anche uno degli ospiti di So Wine so Food Uomo delle stelle, su SkyUno. Ha anche pubblicato il libro La mia vita è una sfiga, sarà per la prossima.
Fonte: Open.online