La giornata dell’ignoranza
Un meraviglioso film polacco del 1981, “Destino cieco”, che ebbi a vedere, si sviluppa su un filone che verrà ripreso, sia pure con registri ben meno drammatici, anche dall’insulso Sliding Doors: ossia trame narrative parallele separate da un accadimento – uno scontro fortuito con un ubriaco nell’originale, la perdita di un orecchino nel remake – che fanno da separazione tra due sviluppi paralleli.
Cosa sarebbe accaduto se in quel momento il protagonista avesse fatto qualcosa invece di qualcos’altro. Poi certamente, non sempre il caso orienta la storia. Se qualcuno negli anni Venti avesse investito Hitler con la macchina, la Germania non sarebbe finita nelle sue mani ma quel malcontento comunque sarebbe stato raccolto da qualcun altro. In realtà, la vera domanda è un’altra: come si sarebbero potute evitare certe cose?
Qui affiorano i primi problemi. Per la storiografia moralistica mainstream, la colpa è tutta dei tedeschi e di Hitler. Ma lo storiografo serio sa benissimo che gran parte del nazismo fu colpa dei francesi che, ignorando la lezione (nient’affatto moralistica) di Cesare attraverso la sua clementia, umiliarono a Versailles i tedeschi, provocando quell’acerrimo rancore che fu prodromico dell’avvento di Hitler. Non è quindi che Cesare fosse “buono” (figuriamoci) semplicemente era consapevole di come la clemenza fosse il modo migliore per non costringere il nemico a combattere ad oltranza, rischiando che qualche avvento avverso potesse riaprire lo scontro. Ma chiunque ridimensionasse le colpe di Hitler, chiunque cercasse di spiegare, di contestualizzare, di tentare una comprensione reale della questione, a partire dal supporto fattivo che ad esempio dall’asse atlantico arrivò tanto al fascismo quanto al nazismo, verrebbe rapidamente ostracizzato.
Così, la giornata della memoria è stata completamente privata della sua dimensione effettiva. Fino al paradosso, comico se non fosse tragico quanto stia accadendo, di proiettare nelle sale cinematografiche Schindler’s list, la storia di un industriale tedesco che, violando le regole (si direbbe oggi), salvò la vita a tantissimi ebrei, destinati allo sterminio di massa. Sale cinematografiche accessibili solo attraverso un green pass che ricalca, tali e quali, le regole di tutti i regimi totalitari.
Questo accade perché la Shoah viene presentata nelle maniere più variopinte. Ci viene detto che fu il trionfo dell’ignoranza sulla conoscenza quando sappiamo benissimo che allo sterminio di massa collaborarono il fiore della scienza e dell’intelligentia tedesca. Ci viene presentata come tragedia unicamente ebraica – quando sappiamo benissimo che nei campi di concentramento c’erano in realtà persone di ogni tipo, compreso un fratello del mio nonno paterno che ebreo non era – e frutto degenere del nazionalismo, quando forse proprio un evento di questo tipo dimostra l’importanza di avere un focolare presso cui rifugiarsi. Credete che se Israele fosse già esistita e avesse avuto l’atomica e il Mossad, i nazisti avrebbero perseguitato gli ebrei?
La giornata della memoria, se fosse davvero tale, ci ricorderebbe una serie di cose che invece sono state volutamente dimenticate. Che la patria è necessaria: senza di essa, si è stranieri ovunque e alla mercé di ogni tiranno. Che si possono commettere crimini semplicemente rispettando la legge. Che la scienza può essere votata ad immani tragedie. Che bisogna imparare a difendersi ed essere pronti a fare tutto il male possibile ai nostri nemici, altrimenti loro lo faranno a noi. Di tutto questo non c’è traccia in alcun monito e dunque anche oggi, come ogni anno, mentre si sta costruendo un regime mille volte più violento del nazismo, verrà ricordata come una strage di ebrei ad opera di un tiranno baffuto. Mentre i tiranni in giacca e cravatta ci stanno togliendo tutto. Per il nostro bene.
Più che la giornata della memoria, a me pare la giornata dell’ignoranza.
E magari fosse celebrata soltanto oggi.
FRANCO MARINO
Fonte: Il Detonatore.it