Dante appartiene all’Italia. L’attenzione ai piccoli dettagli secondo Sisci
A 18 anni la signorina Song Ruoci ha lasciato Pechino ed è andata a Bologna per studiare Dante. Al suo liceo aveva imparato italiano in un programma sperimentale come seconda lingua, dopo l’inglese, e si era appassionata al poeta fiorentino. L’anno scorso, dopo avere preso la laurea, ha cominciato un master, sempre concentrata su Dante, e sogna un dottorato di ricerca nei rapporti fra Dante e Virgilio.
La dottoressa Song, ne sono sicuro, non ha mai pensato che l’Alighieri nostrano fosse di destra. Politico, appassionato, militante, complottista, inventore di trame non solo letterarie, combattente, Dante era guelfo, cioè favorevole al Papa nella disputa con i Ghibellini, sostenitori dell’imperatore di Germania. Ma era pure un fan di Federico II di Svevia, era un aristotelico appassionato dell’”eretico” Averroè. Dante è l’Italia, né di destra o di sinistra.
La destra per decenni ha attaccato la sinistra perché voleva mettere una targhetta alla cultura. Presa l’egemonia culturale il Pci dava voti rosso o nero, quasi fossero novelli Stendhal, a ogni libro, film, autore.
Se era bello era di
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