Pd, Ricci svela il trucco del congresso: «Alla fine a scegliere il leader saranno le correnti»
«Dobbiamo uscire dall’ipocrisia: alla fine conterà il voto tra gli iscritti nei circoli». Viva la sincerità. Finalmente nel Pd si trova uno – Matteo Ricci, sindaco di Pesaro – disposto ad ammettere che senza il sostegno delle correnti non si va da nessuna parte. Lo spiega in misura ancor più esplicita nel prosieguo dell’intervista a Repubblica: «Il fatto che vadano solo in due alle primarie comporta che sia il partito esistente, non quello del futuro, ad avere un peso sull’ascesa dei candidati». Appunto. E se tanto ci dà tanto, è persino superfluo dire che i veri kingmaker del congresso dem, più che gli iscritti, sono i capataz, cioè i vari Franceschini, Orlando, Bettini.
Matteo Ricci è il sindaco di Pesaro
Niente di strano, ci mancherebbe. Ma che almeno la si piantasse con la retorica delle primarie, della società civile e degli intellettuali. Insomma, Ricci è uno che il meccanismo lo ha capito. È anche per questo che non scioglie la riserva. «Per le candidature ufficiali – ricorda – c’è tempo fino al 27 gennaio». Attesa, dunque. Nel frattempo il sindaco di Pesaro pensa di riunire proprio i suoi colleghi primi cittadini intorno a 10 punti programmatici, il cui obiettivo è spostare «più a sinistra» il Pd. «Li porteremo in tour fino al 16 dicembre, quando ci sarà un evento nazionale a Roma», annuncia.
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Nel frattempo in campo c’è già un big del calibro di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna. Anche lui, come Ricci, rappresenta quella «sinistra di prossimità», che è più vicina ai cittadini. «Ma non basta – avverte Ricci -, bisogna avere una linea politica e una visione del partito chiare». Come se fosse facile. E poi questo lo dicono tutti. Anche Elly Schlein, che
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