Manuele Fior: «La sessualità non deve essere un escamotage di genere»
Quel che rende un artista un vero intellettuale non è l’erudizione più eloquente, ma la capacità di tessere delle reti connettive fra differenti discipline, unire materiale e immateriale, provare a descrivere il mondo. In questo caso, a colori. Manuele Fior è un puro intellettuale, dotato di una sensibilità estrema nel collegare la nostra realtà con la dimensione dell’immaginazione, annettendo storie distanti per millenni e vicine per emozioni. Col suo nuovo romanzo a fumetti Hypericon (da pochi giorni pubblicato per Coconino Press) raggiunge una delle sue vette nella sintesi narrativa, una storia con istanti dilatati, geometrie vitali e scrittura brillante, ma anche con personaggi intimamente caratterizzati. Hypericon racconta di Teresa, scelta come assistente scientifica per l’allestimento della grande mostra a Berlino del tesoro di Tutankhamen. Approdata nella capitale tedesca incontrerà Ruben, giovane artista italiano, che vive la città con l’indipendenza dei suoi vent’anni e sull’onda del cambiamento sociale. Il fumettista riesce magistralmente a intersecare la narrazione dei due ragazzi con i giorni della scoperta della tomba del faraone egiziano, e lo fa usando un fiore. Sullo sfondo, l’arrivo del nuovo millennio
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