Ci laviamo la coscienza parlando di violenza sulle donne solo il 25 novembre (e dimentichiamo che anche i bambini sono vittime)
Violenza sulle donne e non solo: nella maggioranza dei casi i minori assistono e, non di rado, quelle violenze le subiscono direttamente. Un cerchio di botte e di sofferenze atroce e infernale che ha traumi per tutti
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Madri, sorelle, lavoratrici, figlie, mogli, compagne. È arrivato il 25 novembre, lor signori, e per tutti, oggi, siamo finalmente donne. Su il velo dell’ipocrisia: oggi, soltanto oggi, siamo quelle che subiscono violenze, umiliazioni, soprusi. E mettiamoci apprezzamenti di troppo, insulti gratuiti, stipendi più bassi, diritti silenziosamente negati. Continuo?
È dura, eh già, considerare il lato umano di questa condizione. Perché essere donna è una condizione, o almeno così ti fanno credere (e pesare). Essere donna è requisito sottaciuto per essere in qualche modo disprezzata, violata, subissata dagli orpelli orribili della mala cultura. È condizione di chi si è meritata un no, un appellativo, un nomignolo, una fesseria qualsiasi che però, se reiterata nel tempo, fa male. E come se fa male.
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