Il missile sulla Polonia non era russo: licenziato il giornalista che aveva fatto lo scoop fake
Troppa fretta. È stato il primo giornalista ad attribuire alla Russia la caduta del missile al confine tra Polonia e Ucraina nella notte del 15 novembre scorso. E oggi è stato licenziato per aver fornito informazioni “inaccurate”. “Un missile russo è caduto nel territorio di un Paese membro della Nato”, ha scritto il reporter di […]
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Troppa fretta. È stato il primo giornalista ad attribuire alla Russia la caduta del missile al confine tra Polonia e Ucraina nella notte del 15 novembre scorso. E oggi è stato licenziato per aver fornito informazioni “inaccurate”. “Un missile russo è caduto nel territorio di un Paese membro della Nato”, ha scritto il reporter di Associated Press, James LaPorta. Citando una fonte anonima dell’intelligence Usa. Adesso, secondo quanto riporta il Washington Post, l’autorevole agenzia di stampa statunitense dopo un breve indagine ha licenziato il giornalista. Specializzato in sicurezza nazionale. Questo perché secondo le linee guida dell’AP bisogna citare “più di una fonte quando la fonte è anonima”. A maggior ragione quando si tratta di un’informazione così delicata. E con conseguenze così potenzialmente devastanti.
Licenziato il giornalista che dette la notizia che il missile era russo
Con il passare delle ore, infatti, è emerso un quadro ben diverso. La smentita di Mosca e il tracciato Usa della traiettoria del missile hanno appurato che a cadere sul territorio polacco è stato un missile della contraerea ucraina. A questo punto, l’Associated Presse ha mandato in rete una correzione. In cui ammetteva che la fonte citata si era sbagliata. E che le indagini successive “mostravano che il missile era di fabbricazione russa. E molto probabilmente sparato dall’Ucraina per difendersi da attacco russo”. Ma la prima agenzia, a poche ore dopo la caduta della bomba, è stata ripresa da giornali e siti di tutto il mondo. Con titoli che dichiaravano che “missili russi” avevano colpito uno Stato della Nato. Con le inevitabili preoccupazioni planetarie sulla possibilità che la Nato invocasse il patto di mutua difesa stabilito dall’articolo 5. E che il conflitto in Ucraina si estendesse al resto d’Europa. Il tutto mentre i grandi del
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