Fenomenologia di Stefano Bonaccini, lo ‘sceriffo’ che sogna di diventare capopopolo
Quando in vista delle regionali del 2020 cambiò look, la cosa destò un certo scalpore. Fino ad allora Stefano Bonaccini era conosciuto come il governatore dell’Emilia Romagna meno votato della storia, vincitore in pieno renzismo alle regionali del 2015 con un’affluenza che manco il baretto dell’angolo un lunedì sera di novembre. Ecco, lì Bonaccini veniva considerato come un valente amministratore locale dall’aspetto un po’ dimesso: la barba incolta, la stempiatura incipiente, un fisico piazzato da emiliano verace. A un certo punto, boom!, Stefano il buono diventa Bonaccini l’implacabile. Testa completamente rasata, barbone da guerra e occhiali a goccia. «Sembra un militante di Casapound», disse qualcuno con un tono a metà tra il dileggio e la malcelata invidia. In realtà il suo look era appena a un cappello texano dal tipico look da sceriffo del vecchio west.
Siamo alla fine del 2019: il governo giallorosso è appena nato e le prospettive sono pessime, la prima uscita elettorale della coalizione tra Pd e Movimento Cinque Stelle, in Umbria, è un massacro senza precedenti. Il secondo esecutivo di Giuseppe Conte balla paurosamente, si parla
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