Il coming out iraniano sui droni e la possibilità di attacco israeliano

Per dirla come l’ex ministro di Esteri e Difesa lituano, Linas Linkevicius, l’Iran ha fatto una scelta: “Ha scelto di supportare l’aggressione di Russia , ha mentito sulla fornitura di droni, ora potrebbe persino rifornirsi di missili balistici. Non può esserci alcuna fiducia, nessun accordo nucleare o altro. L’Iran deve affrontare le conseguenze: più sanzioni”. […]

Per dirla come l’ex ministro di Esteri e Difesa lituano, Linas Linkevicius, l’Iran ha fatto una scelta: “Ha scelto di supportare l’aggressione di Russia , ha mentito sulla fornitura di droni, ora potrebbe persino rifornirsi di missili balistici. Non può esserci alcuna fiducia, nessun accordo nucleare o altro. L’Iran deve affrontare le conseguenze: più sanzioni”.

Il giudizio è molto pesante però rispecchia quello che una buona parte dei funzionari europei ha iniziato a pensare sul regime di Teheran. Tra l’altro va sottolineato che nel wording pubblico e riservato quegli stessi funzionari siano ormai persuasi nell’usare il termine “regime”. Chi scrive ha notato questo cambiamento di lessico — che si porta dietro una evidente serie di conseguenze — collegato alla sovrapposizione del dossier “aiuti alla Russia” con quello che riguarda le repressioni delle manifestazioni all’interno della Repubblica islamica.

La scorsa settimana, per la prima volta dopo mesi di contorsionismo retorico e false informazioni, Teheran ha ammesso di aver fornito droni alla Russia. Sono quei velivoli noti per aver colpito le città ucraine e le infrastrutture civili nelle ultime settimane. Mosse che fanno


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