Triangle of Sadness, anche i ricchi vomitano
Nel primo poster che girava di Triangle of Sadness quando è stato presentato a Cannes c’era una ricca signora ingioiellata, stretta in uno splendido vestito da sera, che vomitava una scintillante pioggia dorata. Quando dici a qualche amico che sei andato a vedere proprio quel film, molte risposte girano attorno al «quale, quello in cui vomitano tutti?», perché una gran parte del minutaggio del trailer è dedicato a una scena in cui le persone che si trovano in questa cena galante a bordo di un superyacht da crociera, tutte in giacca e cravatta, champagne e pesce crudo servito con dei fiorellini, sono ripiegate su sé stesse a vomitare. In alcuni cinema, insieme al biglietto d’ingresso, gli operatori alla cassa ti passano attraverso il vetro anche un sacchetto per il vomito come quello dell’aereo con l’immagine della splendida signora ingioiellata e l’avvertenza “questo film può farti sentire sottosopra”, un bramatissimo oggetto del desiderio che alcuni poi rivenderanno su eBay.
Mi chiedo quando ci siamo ossessionati con le cose che fanno schifo, mentre ritrovo la recensione di Vulture all’ultimo romanzo di Ottessa Moshfegh, Lapvona, uscito quest’estate, dove l’autrice la definisce “The queen of shit” perché, dice, nei suoi testi e nella sua vita sembra ossessionata dagli escrementi (in un’intervista Moshfegh ha detto che una volta, quando era piccola, aveva risposto all’invito di un ragazzo di uscire a prendere un gelato con una citazione del Marchese de Sade che dice che il sesso anale è migliore «when the ass is full of shit»), e apprendo da The Cut che da ieri Goop, l’azienda di Gwynelth Palthrow che pubblicizza strani prodotti di benessere, vende del lussuosissimo letame che promette sorprendenti proprietà benefiche. La rivista
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