Vertice farsa sul salario minimo: lo scopo di Meloni è affossarlo
No, il fronte delle opposizioni non si è spaccato. Sui 9 euro l’ora come soglia minima salariale che alzerebbe le retribuzioni di quasi quattro milioni di lavoratori, Giuseppe Conte (M5S), Elly Schlein, Carlo Calenda (Azione) Nicola Fratoianni (Sinistra italiana), Angelo Bonelli (Verdi) e Riccardo Magi (Più Europa), hanno tenuto il punto. Ma davanti a loro hanno trovato il muro del governo.
A Palazzo Chigi, la premier Giorgia Meloni, spalleggiata dai due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini (quest’ultimo in video collegamento), dalla ministra del Lavoro Marina Calderone e dai sottosegretari alla presidenza Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, ha confermato il suo no al salario minimo. E dal cilindro l’unica trovata che, in mancanza di idee e di proposte, è riuscita a tirare fuori è stata quella di affidare il dossier del lavoro povero al Cnel di Renato Brunetta.
Il muro di Meloni sul salario minimo
Un salario minimo con un valore orario indifferenziato stabilito dallo Stato porterebbe, secondo il governo Meloni, a un aumento del lavoro nero e sommerso, a uno schiacciamento verso il basso delle retribuzioni medie e all’uscita
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