Un fenomeno che ci appartiene. La mafia secondo Cossiga
A ventiquattr’ore dall’arresto del boss Matteo Messina Denaro, giova ricordare le parole di Francesco Cossiga sul fenomeno mafioso. Ma anche su quelli ‘ndranghetista e camorrista. Parole a dir poco urticanti, ma degne di nota.
Parlavamo, col presidente emerito della Repubblica, di quello che Leonardo Sciascia chiamava “il contesto”. Ovvero del perché la mafia poté metter radici in Sicilia. Il capo brigatista Mario Moretti spiegò che la forza delle Br stava non tanto nella loro capacità di fuoco, quanto nella loro capacità di “influenza”. In quello che fu definitivo “brodo di coltura”: negli oltre 600mila italiani che, secondo l’intelligence americana, fiancheggiavano concretamente le Brigate rosse e nei tanti, tantissimi di più che ne condividevano le motivazioni per così dire politiche. Secondo Cossiga, per ragioni analoghe le mafie hanno prosperato, ma, a differenza delle Brigate Rosse, sconfiggerle non sarebbe stato così facile.
Nel salotto del suo appartamento romano di via Ennio Quirino Visconti, dove lavoravamo al libro-intervista “Fotti il potere, gli arcana della politica e dell’umana natura”, Francesco Cossiga la mise così: “Dobbiamo rassegnarci a convivere con il potere mafioso, con quello
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