Tra comunicazione politica e realtà, il caso del decreto sulle ong
I contenuti del Decreto Legge che regolamenta le navi delle ONG che operano nel Mediterraneo non corrispondono a quanto è apparso sinora nella comunicazione mediatica.
I giornali hanno scritto che l’azione umanitaria delle ONG sarà fortemente limitata perché le navi potranno compiere una unica operazione di salvataggio in mare e subito dopo dovranno dirigere l’imbarcazione verso il porto assegnato per lo sbarco.
Nel DL le cose in realtà non stanno così perché le nuove disposizioni contenute nel testo dopo i numerosi rimaneggiamenti sono (volutamente?) molto più vaghe e indeterminate di quanto riportato nei titoli dei giornali. Il testo, infatti, prevede per le navi umanitarie l’obbligo di:
..”raggiungere il porto di sbarco indicato dalle autorità senza ritardi, per completare il soccorso; …e fare in modo che le operazioni di soccorso non aggravino le situazioni di pericolo a bordo e non impediscano il raggiungimento del porto di sbarco”
Raggiungere il porto sicuro “senza ritardi” sembrerebbe una raccomandazione ovvia, a meno che (con una innegabile forzatura interpretativa) i “ritardi” non vengano collegati alla norma successiva in cui si afferma
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