Terremoto 1980: dopo 42 anni la paura non si dimentica

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Domenica, 23 novembre 1980. Ore 19,34. Una domenica come tante. In televisione sul primo canale era cominciata da poco la replica di Inter – Juventus, la seconda rete trasmetteva un film per ragazzi “Il pirata Barbanera”.

Era già sera con una luna piena grande come una casa. Faceva appena appena freddo. Il sibilo arrivò all’improvviso, diventò un tuono, mentre la terra si scosse, scattò verso l’alto. Un sussulto, un secondo sussulto. Se ne andò la luce. Tutto ballava, si agitava in modo sconquassato, come in un frullatore…

La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter partì da 30 chilometri di profondità, stravolse l’Irpinia e il Vulture, stritolò al suo passaggio un’area da Avellino a Salerno, scosse tutta Napoli e strapazzò Potenza. Un minuto e ventinove secondi ma quando smette resta la devastazione.

Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Un minuto e ventinove secondi ma di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi ed altri 29 comuni non rimase più nulla. Crollarono presepi dell’Appennino e casermoni malfatti delle periferie: a

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