Si accendono i riflettori sui Mondiali di Qatar 2022 ed è sempre più difficile nascondere la realtà
Dopo la Russia nel 2018, neanche quattro anni dopo l’invasione della Crimea e con diritti civili calpestati da ben prima che si decidesse di sceglierla per un evento di questa portata, la FIFA è caduta dalla padella alla brace per la 22esima edizione del campionato mondiale di calcio, Qatar 2022.
Le polemiche legate alla scelta del Qatar sono partite praticamente subito, quando nel 2010 a Zurigo i 22 membri del comitato esecutivo FIFA hanno ritenuto sensato – e forse anche inattaccabile – assegnare il mondiale 2022 all’emirato del Qatar, una monarchia assoluta, anche se ufficialmente si tratterebbe di una monarchia costituzionale, in cui i diritti civili sono soltanto un lontano miraggio. E ora che il calcio d’inizio è dietro l’angolo e i riflettori di tutto il mondo si stanno accendendo sul Paese, per le autorità locali sarà sempre più difficile nascondere sotto al tappeto la realtà del Paese.
Oltre 10 anni di polemiche e proteste
Una competizione sportiva che dovrebbe promuovere valori sani e positivi si svolgerà in un luogo in cui vige ancora legge della Sharia, un luogo in cui la schiavitù
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