Santori fa il tifo per la Schlein e sogna un nuovo corso senza ‘partito’. Meglio “presidio democratico”
Quando la storia chiama le sardine rispondono. Mattia Santori è pronto a fare la sua parte al congresso del Pd, ultima chiamata per la sinistra. Fieramente non tesserato al partito di Letta, consigliere comunale eletto nel Pd da indipendente, si à iscritto alla costituente Pd. “Ora posso dire la mia…”, annuncia soddisfatto a Repubblica.
Santori: sono pronto a fare la mia parte al congresso
La parola d’ordine dei pesciolini prodiani non cambia. Partecipazione, confronto, contaminazione. Ma anche autocritica. Solo alla fine del percorso, complicato e accidentato delineato dal segretario traghettatore, Santori deciderà cosa fare. Insomma il Nazareno à avvertito. L’adesione delle Sardine, da molto tempo in letargo, non è scontata. “Io dico: vediamoci a un tavolo, col Pd provinciale, e creiamo un percorso dei circoli verso la popolazione e viceversa. Coinvolgiamo la società. Io ci sono, per provarci”, dice rispolverando il mantra grillino della ‘cittadinanza attiva’.
Il termine partito è troppo gerarchico, meglio presidio democratico
Opposizione al governo di destra o primarie per la leadership? “Per me l’opposizione si può fare anche rigenerando il partito. E i motivi per farla purtroppo non mancano”. A cominciare dalle correnti, da tutti considerate un cancro, almeno a parole (“il motivo per cui non mi sono mai iscritto”) . E perché no dal nome. Il termine partito è troppo gerarchico. Santori preferisce ‘presidio democratico’ o ‘politica plurale’, per dare il senso di una comunità. “Bisogna far sì che l’appartenenza al partito sia legata a obiettivi, campagne e battaglie tangibili. Non a persone”.
Lavorare con i 5Stelle, poi chi ha più voti comanda
E la prospettiva, va da sé, è l’apertura ai 5Stelle, proprio come ‘consiglia’ il padre nobile D’Alema. “Si dovrebbe lavorare insieme”, dice Santori. “Poi se non si è capaci prima di unirsi
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