Salvini dalla pace in Ucraina alla pace fiscale, giravolta che spiazza la Lega
In effetti il gelo alla sua iniziativa diplomatica, prima ancora che nel Governo e nelle cancellerie, è arrivato dal Carroccio, dove più o meno tutti i principali esponenti – per esempio, anche Zaia – hanno detto di non sapere nulla di quella missione di pace che sembra sia stata costruita con dei consulenti esterni alla Lega. Qui sta il punto. È possibile che un progetto così ambizioso e con un impatto significativo nelle scelte di collocazione internazionale non venga discusso ed eventualmente condiviso con il partito? È vero che la sua leadership non è messa in discussione, ma pensare di poter saltare tutti i passaggi interni lo espone alle critiche soprattutto dell’area più vicina a Draghi. Perfino il ministro Giorgetti ha detto che quelle del leader sono «proposte suggestive ma bisogna muoversi di concerto con l’Esecutivo».
Anche la Meloni – che pure ha voluto precisare di non aver criticato Salvini – non sta certo dalla sua parte. Dunque, con quell’annuncio ha provocato una distanza dentro la Lega e pure nella coalizione con FdI e parte di Forza Italia e non sarà semplice uscirne. Come si diceva, il Carroccio è sempre stata una forza compatta sul suo leader ma la fase sta cambiando. Nel senso che piano piano ci si avvicina alle elezioni e quindi al nodo delle liste. Ecco, fino a quando Salvini macinava consensi ed era in grado di garantire posti a tutti, poteva contare sulla fedeltà ma che accadrà ora che, secondo i sondaggi, è sotto i livelli del 2018? Se fossero confermate quelle percentuali intorno al 16%, non solo non potrà più assicurare posti a tutti ma addirittura i seggi si riducono per effetto del taglio dei parlamentari che entrerà in vigore con la prossima legislatura. Qui potrebbero emergere tutte le insofferenze che sono rimaste sottotraccia.