Ma quale restituzione delle “liquidazioni”: il M5S pronto a rimangiarsi un’altra battaglia anti-casta
La regola della restituzione vige ancora, ma i vertici M5S pensano a come aggirarla: l’obiettivo è consentire ai parlamentari che hanno fatto due legislature di tenersi l’assegno di fine mandato. O, almeno, di tenerselo quasi tutto. Secondo le regole volute agli albori da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, i deputati e senatori 5 Stelle dovrebbero rendere alla comunità tutti i soldi previsti come “liquidazione” al termine del servizio parlamentare, che per due mandati ammontano a circa 88mila euro. Oggi, però, in casa pentastellata si studia come aggirarla, prevedendo uno sconto dell’80% e, dunque, una restituzione del 20%. Insomma, si va ammainando un’altra bandiera delle tanto ostentate battaglie anti-casta.
I parlamentari uscenti del M5S contro la restituzione della “liquidazione”
Tre legislature fa, quando il M5S approdò in Parlamento, il “tesoretto” del Tfr andava reso per intero. Poi Luigi Di Maio, da capo politico, intervenne sulla norma, “sforbiciando” la restituzione di un terzo: due terzi alla comunità, un terzo tenuto dai parlamentari come liquidazione. Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata, e molti big grillini non hanno mandato già la mancata deroga alle regola dei due mandati. Complice anche questo fattore, molti – i più dei 46 uscenti – hanno puntato i piedi, convinti di non dare indietro nemmeno un euro. Alcuni nei prossimi giorni intendono metterci la faccia, spiegando perché terranno l’assegno di fine mandato in barba alle regole anti-casta del Movimento.
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Ragion per cui, come ha riferito l’Adnkronos, citando «fonti autorevoli», ai piani alti del M5S si sta ragionando su uno sconto «corposo» sulla restituzione, ovvero sulla possibilità di chiedere indietro solo «il 20% della liquidazione spettante agli uscenti». Euro più euro meno, si tratterebbe di poco più
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