L’aria che tira, Matteo Bassetti sgancia la bomba: i morti di Covid sono molti di meno. Due anni di calcoli da rifare
L’arrivo della variante Omicrom, più contagiosa ma meno severa nella malattia provocata rispetto alle versioni precedenti del virus, sta facendo emergere vecchi e nuovi problemi, tra cui quello della cura dei pazienti asintomatici e delle regole più giuste per non bloccare il Paese.
Ma anche dubbi, anche questi vecchi e nuovi, sul modo di contare i morti della pandemia. A fare il punto, martedì 18 gennaio, è Matteo bassetti ospite di Myrta Merlino a L’aria che tira.
Si parte dalle regole, con il nuovo elenco delle attività in cui si può andare con il green pass base o super. Una vera e propria Babele. “Sono preoccupato perché secondo me le persone non capiscono più, oggi per districarsi da tutte queste regole bisogna andare di andare in giro con un vademecum o le istruzioni come quelle per montare i mobili dell’Ikea” dice l’infettivologo del San Martino di Genova.
“Siamo arrivati a un punto di complicazione massima. È già difficile per noi medici, nonmi posso immaginare per un genitore che devo mandare il figlio a scuola o uno che per andare a lavorare deve prendere l’aereo o l’autobus – commenta l’esperto – Vale la pena andare verso il buon senso e la semplicità, poche regole chiare, precise e comprensibili a tutti”.
A partire dalla quarantena: “Credo che gli americani dei CDC di Atlanta siano eandati alla direzione giusta, dobbiamo ridurre la quarantena dei positivi asintomatici almeno a 5 giorni con un tampone in uscita. Ieri gli inglesi hanno preso questa decisione e mi pare che vada nella direzione del buon senso”, spiega Bassetti. “Stiamo arrivando al paradosso per cui qualcuno finirà per non farsi il tampone anche se hai sintomi perché se entra in questo loop della positività non uscirà più”.
Per questo bisognerebbe “riservare i tamponi unicamente a chi è sintomatico e cercare di limitare un po’ i tamponi degli sintomatici, quella che è la coda che si fa in farmacia per andare a cena col nonno o con gli amici”.
Servirebbero nuove regole anche per i pazienti che hanno bisogno di cure diverse a quelli del Covid. “Se io entro in ospedale perché devo fare un intervento chirurgico non è possibile che finisco in un reparto Covid o di pneumologia, perché vuol dire che non mi trattano per quello che è il mio problema di base – attacca Bassetti – chiedo anche ai miei colleghi che il conto dei ricoverati in ospedale sia chiaramente separato tra chi ha la polmonite da Covid, che avrà un percorso di un certo tipo, e tutti gli altri. Se uno ha bisogno di mettere il gesso perché si è rotto una gamba andrà così in un reparto di ortopedia all’interno del quale c’è un’area dove ci stanno i positivi e un’altra i negativi” è la proposta di buon senso.
Ma Bassetti apre poi un capitolo potenzialmente esplosivo, quella della contabilità dei decessi per (o con…) Covid. “Lei sa come si compila oggi il modulo di con cui si accerta la morte di un paziente?” dice l’infettivologo alla conduttrice. “Ci sono delle cause primarie e poi delle cause accessorie” a cura del medico che compila il modulo. “Se scrive ‘positivo al tampone’ automaticamente purtroppo il paziente viene classificato con un decesso avvenuto per il Covid. È un argomento che dovrebbe essere affrontato, magari analizzando” le cartelle cliniche, per cercare “in qualche modo di vedere quanti di quei decessi sono realmente legati al virus e quanti ad altre problematiche”. E poi ammette che bisognerebbe rifare i colaci di questi due anni di bisogna rifare i calcoli degli ultimi due anni.
Fonte: Il Tempo.it