La crisi della missione ONU in Mali: verso la fine del peacekeeping?
Caffè Lungo – La missione delle Nazioni Unite in Mali è di fronte a un bivio: a dieci anni dal suo avvio gli obiettivi non sono stati raggiunti, la popolarità è bassa e il Paese è ancora instabile e in guerra. Bamako è in mano a una giunta militare golpista legata ai mercenari del gruppo Wagner e la guerra intra-jihadista si è intensificata. È la strada verso la sua conclusione?
RITIRI E TENSIONI DIPLOMATICHE
Il 5 febbraio la giunta di Bamako ha annunciato l’immediata espulsione di Guillaume Ngefa-Atondoko Andali, capo della Divisione per i Diritti Umani della missione Minusma (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali). Definito persona non grata, il funzionario è accusato di parzialità nella sua selezione dei testimoni per i briefing del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in Mali. Questa decisione arriva in un momento già difficile per la missione delle Nazioni Unite, che ha visto negli ultimi mesi gli annunci del ritiro dei contingenti provenienti da Svezia, Gran Bretagna, Germania e Costa d’Avorio. Le motivazioni, per la maggior parte, sono legate alle accuse
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