La compagnia degli animali. Una corsa nel lockdown alle adozioni di cani e gatti

Aumenta l’attenzione per gli amici a quattro zampe: è l’effetto pandemia. Ma la crisi ha costretto molti a riportarli nei canili e nei rifugi.
Cesare e Giacomo, a Seregno, con il lockdown lavorano da casa e hanno deciso di prendere un gatto, visto che non avrebbe sofferto di solitudine con loro sempre intorno. In realtà i gatti adesso sono tre, perché quando sono andati al rifugio gestito dall’Enpa a Monza si sono commossi vedendo altri due gatti, anziani, che sarebbero rimasti lì. La loro storia è una delle tante che ha fatto del 2020 un anno record per le adozioni di cani e gatti, con un aumento del 15% rispetto all’anno scorso. I dati della sola Enpa registrano 8100 adozioni di cani e 9500 di gatti, e un aumento rispetto al 2019 che in alcune città sale al 20% o al 40%. È il caso di Treviso, dove il rifugio Enpa ha contato l’adozione di 100 dei 147 cani che ospitava. Stesso incremento a Perugia, dove hanno trovato famiglia 96 cani. A Monza, il canile Enpa è rimasto senza animali da adottare. Significativo il dato al Sud Italia, e in particolare in Sicilia, Puglia e Campania, dove le adozioni sono state in media il 40% in più.
I volontari che si occupano degli animali – e di valutare se chi vuole prendere un cane o un gatto è davvero pronto e motivato a farlo – concordano che è l’effetto pandemia: non si tratta di avere una scusa per uscire, come si era pensato a marzo, quando si vedevano in giro cani stremati dopo essere stati portati a fare pipì da ogni membro della famiglia. Racconta Enza Buono, delegata Oipa, Organizzazione internazionale protezione animali, a Napoli: «Ci sarà stato qualcuno che durante le restrizioni ha trovato la scusa di adottare un cane per uscire, ma questo non spiega le richieste anche per i gatti. Ho percepito una sensibilità nuova verso animali chiusi in gabbia. Molti hanno detto di aver sperimentato la reclusione e di voler fare qualcosa per evitarla almeno a cani e gatti».
Cani gatti adozioni
Buono conferma un incremento notevole di adozioni: «Abbiamo fatto una campagna di informazione sui social, dando la preferenza ai canili sovraffollati. È possibile che la gente abbia avuto più tempo per leggere le storie degli animali, informarsi sulle loro condizioni e abbia così deciso di fare qualcosa».
L’aumento di richieste di adozioni è culminato prima del Natale, un periodo che i volontari chiamano “la corsa ai cuccioli” da regalare, con adozioni che però spesso non vanno a buon fine. C’è stato, anche nel 2020, il dato negativo di chi ha dovuto riportare il cane o il gatto al rifugio o al canile: tra settembre e ottobre +20% di cessioni, poi calate tra novembre e dicembre.
Ornella Dorigatti, responsabile dell’Oipa a Trento, racconta: «Durante il lockdown di marzo abbiamo dovuto fare moltissimi interventi per animali rimasti soli in casa, perché la famiglia si era ammalata, e anche in questa seconda ondata abbiamo dovuto sostenere molte persone che non sono più riuscite a sostenere i costi del mantenimento dei loro cani o gatti».
Oipa ed Enpa sono state molto attive dall’inizio della pandemia per sostenere le famiglie in difficoltà con donazioni per il cibo e per le cure veterinarie. Per Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa, si tratta però di un anno da ricordare per le adozioni: «È il piccolo miracolo di questa pandemia – osserva -. Un miracolo che ha visto protagonisti gli animali presenti nelle nostre case, che con il loro amore incondizionato ci hanno aiutato in questo momento difficile. Questi dati raccontano il desiderio e la riscoperta di condividere con loro la nostra vita, le nostre emozioni e i nostri momenti più difficili».
Fonte: La Repubblica.it

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