Il disastro della sanità in Campania targata De Luca: i privati monopolizzano le visite, il pubblico latita

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Un disastro, una gestione assolutamente fallimentare che riduce la sanità a un privilegio solo per chi può permettersi di pagare. Avviene in Campania, da un anno. Il fine ultimo dell’assessore regionale Ettore Cinque (nel dicembre scorso) non era affatto negativo: ridurre il gap tra chi si serve del privato in convenzione […] L'articolo Il disastro della sanità in Campania targata De Luca: i privati monopolizzano le visite, il pubblico latita sembra essere il primo su Secolo d'Italia.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Un disastro, una gestione assolutamente fallimentare che riduce la sanità a un privilegio solo per chi può permettersi di pagare. Avviene in Campania, da un anno. Il fine ultimo dell’assessore regionale Ettore Cinque (nel dicembre scorso) non era affatto negativo: ridurre il gap tra chi si serve del privato in convenzione e chi invece del pubblico. E ancora: uniformare il servizio, creare un efficiente Cup per le prenotazioni e ridurre le liste di attese. Una chimera. Finora più del 70 per cento di esami e visite specialistiche in Campania è stato gestito da privati, la rimanente parte dal pubblico. Una tendenza da invertire. Giusto. Se funzionasse.  Il punto è che la strategia usata per raggiungere l’obiettivo non sta facendo altro che creare disagi, specie per chi non può permettersi esami privati e così finisce per non curarsi. Rinuncia alla salute.

La rivoluzione annunciata dal governatore Vincenzo De Luca un anno fa sta impoverendo i servizi, riducendo sul lastrico chi ha investito in strutture convenzionate e gonfia le liste di attese. Tutto questo si può ben dire oggi, a un anno dalla famosa delibera 599 del dicembre del 2021 in cui la Regione decise di dividere il budget in dodicesimi, non più per branca, ma per struttura (laboratori di analisi, ecografie, radiografie, tac, esami diagnostichi) e ogni centro avrebbe avuto così un tetto mensile. A parere dell’assessore regionale Cinque si sarebbe coperto tutto l’anno. In passato invece a ottobre finivano i soldi e, col fermo, anche gli esami in convenzione. Intanto però le liste di attese nel pubblico erano sempre più lunghe, interminabili.

Dopo un anno da quella che è stata chiamata una politica strategica sperimentale, così annunciavano in Regione, si è provato a cambiare rotta, aggiungendo


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