“Il comunismo ci rubava l’anima e il cervello”: la denuncia della grande violinista Lisa Batiashvili

Lisa Batiashvili è una violinista georgiana di 43 anni, in queste settimane è in giro per l’Italia con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, guidata dal suo direttore musicale Sir Antonio Pappano. La musicista, tra le più apprezzate del mondo, è nata in una famiglia di musicisti e ha cominciato a studiare violino quando aveva […] L'articolo “Il comunismo ci rubava l’anima e il cervello”: la denuncia della grande violinista Lisa Batiashvili sembra essere il primo su Secolo d'Italia.

Lisa Batiashvili è una violinista georgiana di 43 anni, in queste settimane è in giro per l’Italia con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, guidata dal suo direttore musicale Sir Antonio Pappano. La musicista, tra le più apprezzate del mondo, è nata in una famiglia di musicisti e ha cominciato a studiare violino quando aveva appena quattro anni. VIveva in Georgia, da bambina, sotto il regime sovietico, e di quella esperienza col comunismo di cui (come tanti altri…) ha conservato un brutto ricordo, che ha raccontato oggi in una intervista al Corriere della Sera. Lei ha vissuto il comunismo nella sua Georgia?, le chiedono. «Da adolescente ci trasferimmo in Germania. Mio padre suonava il violino, era rispettato, a casa c’era abbastanza povertà, si viveva di piccole cose. Il regime sovietico era una prigione di cervello e anima. Ma la Georgia era più libera e meno oppressa di altri stati satelliti, conservo ricordi anche belli e positivi. Mi spiace che per l’Occidente l’Est sia un tutt’ uno, le radici sono importanti, torniamo alla bellezza della diversità».

Lisa Batiashvili, dalla musica all’impegno civile

Oggi Lisa Batiashvili, premiata come miglior strumentalista del 2015 da Music America, è un punto di riferimento della comunità artistica per le battaglie civili: «Non siamo solo intrattenitori, gli artisti devono avere opinioni ed essere in grado di difenderle». La guerra dei russi contro gli ucraini non la lascia indifferente:  «A Berlino, ho tenuto un concerto di beneficenza per le vittime, ho raccolto fondi con la mia Fondazione per aiutare 130 musicisti delle città bombardate, orchestrali e insegnanti che non hanno più nulla. Detesto il disinteresse, un artista può restare neutrale ma non può ignorare gli avvenimenti».


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